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venerdì, Aprile 26, 2024
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Julen nelle mani dei minatori, tutto il mondo col fiato sospeso

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La squadra dei soccorritori impegnata nel recupero del piccolo Julen, il bimbo di due anni caduto in un pozzo nei dintorni di Malaga, è riuscita a completare il tunnel parallelo a quello in cui si ritiene si trovi il piccolo da ormai 10 giorni. Lo riporta l’edizione online del quotidiano spagnolo El Pais.

Ora i soccorritori si sono calati giù per scavare a mani nude un breve tunnel orizzontale – circa quattro metri – tramite il quale collegarsi al cunicolo in cui è intrappolato ormai da dieci giorni Julen.

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Un’operazione che dovrebbe essere completata entro 24 ore, al termine delle quali Julen sarà raggiunto.

I soccorritori sperano di trovarlo a una profondità di 72 metri, lì una frana ha fermato il robot calato giù nello stretto cunicolo al cui interno i soccorritori non si possono calare.

Il bambino è all’undicesimo giorno nella cavità, larga 25 centimentri e profonda più di cento metri. Non dà segni di vita da tempo, solo nelle primissime ore il padre riferiva di sentire un flebile pianto. L’unico segnale, alcuni capelli trovati nel pozzo che combaciano con il suo Dna

A questo punto – si legge – è questione di poche ore: tempo di scavare a mano un breve tunnel di collegamento con il cunicolo, poi si potrà procedere con il recupero del bambino.

Sono ricominciati quindi i lavori di rinforzo del tunnel verticale – parallelo al pozzo – con tubi di acciaio per evitare frane e agevolare le operazioni di recupero. Ieri, a causa di una differenza di diametro del tunnel dovuta alla composizione del terreno, sono stati rimossi e sostituiti tutti i tubi che erano già stati installati.
Tuttavia, non si è ancora arrivati alla fase finale dell’operazione, ovvero la realizzazione di un tunnel orizzontale di collegamento tra quello parallelo al pozzo e il pozzo stesso, che dovrebbe permettere ai soccorsi di raggiungere il piccolo.
Secondo quanto scrive oggi El Pais, quest’ultima fase richiederà un massimo di 24 ore.

I minatori della Brigada de Salvamento de Asturias sono pronti per calarsi nel tunnel verticale parallelo al pozzo in cui è caduto Julen Rosello, il bimbo di due anni e mezzo precipitato nel primo pomeriggio di domenica 13 gennaio 2019, in un terreno nei pressi di Malaga. I minatori si caleranno ad una profondità di 73 metri, e per respirare ricicleranno il loro stesso ossigeno.

A questo punto – si legge – è questione di poche ore: tempo di scavare a mano un breve tunnel di collegamento con il cunicolo, poi si potrà procedere con il recupero del bambino.

Nel frattempo, la Brigata di salvataggio minerario de Hunosa ultima i preparativi per arrivare fino a Julen, intrappolato da più di una settimana nel pozzo di Totalán. Dovranno affrontare un terreno irregolare fino a una profondità di 80 metri.

“Abbiamo già avuto a che fare con dei salvataggi durati diversi giorni”, ha detto a Euronews Santiago Suárez, ex capo di questo secolare gruppo di salvataggio specializzato in soccorsi nelle miniere di carbone nel nord della Spagna.

“Ma in miniera, essendoci minerali, il materiale è più morbido, che sia esso carbone o qualsiasi tipo di metallo”, continua Suarez. Nel caso delle operazioni per salvare Julen, “il tutto è rallentato perché la roccia è molto dura e ostacola l’avanzamento dei lavori”.

La composizione irregolare del terreno, con aree di roccia dura miste ad altre friabili, ha reso difficili le operazioni di soccorso fin dal primo momento. Gli ingegneri hanno dovuto lavorare di più sulla galleria da cui scenderanno i minatori perché la perforazione non era stata perfettamente verticale.

Secondo Suarez, i suoi compagni, una volta giù in profondità, potrebbero valutare la possibilità di utilizzare delle cariche esplosive espansive per farsi largo e ammorbidire il materiale così da continuare a scavare verso dove si presume ci sia il bambino.

Juan López Escobar, delegato del Colegio Oficial de Ingenieros de Minas del Sur, che guida i lavori di salvataggio, ha detto a Euronews che “stiamo lavorando in un campo che non è stato studiato: richiede normalmente richiede mesi, non giorni”

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