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venerdì, Aprile 26, 2024
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“La pizza napoletana era una schifezza, è migliorata a New York” , l’affronto alla cucina italiana dello storico Alberto Grandi 

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Lo storico dell’alimentazione Alberto Grandi ha replicato alle reazione che la sua intervista al Finacial Times ha suscitato: “E’ diverso dal marketing in senso stretto. Il rischio è che questa candidatura diventi un boomerang culturale per il nostro paese“. Dopo l’intervista al noto giornale sono state svariate le reazioni di dissenso contro le parole di Alberto Grandi. Lo storico dell’alimentazione commenta la definizione di identità e radici nell’ambito della candidatura della cucina italiana a patrimonio immateriale dell’umanità Unesco.

Identità e radici 

Confondiamo l’identità con le radici l’identità è ciò che siamo oggi mentre le radici sono ciò che eravamo ieri e sono costituite da incroci, contaminazioni e scambi. È la nostra storia, fatta di persone che sono emigrate in America, Brasile, Belgio e in altri paesi” dice Alberto Grandi sulla differenza tra identità e radici. “È impensabile che gli italiani in quegli anni avessero qualcosa da insegnare ai belgi dal punto di vista gastronomico all’epoca si mangiava meglio in Belgio che in Italia, è inutile girarci intorno. I nostri connazionali che avevano soldi mangiavano alla francese. La cucina italiana, come la conosciamo oggi, è frutto di contaminazioni e del fatto che milioni di italiani sono andati in giro per il mondo e hanno imparato a cucinare scoprendo ingredienti nuovi“.

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Il commento di Alberto Grandi sulla pizza 

Alberto Grandi continua poi parlando della pizza: “Finché è rimasta a Napoli la pizza è stata una grandissima schifezza. Ma quando è arrivata a New York si è riempita di prodotti nuovi e, in particolare, della salsa di pomodoro diventando la meraviglia che conosciamo oggi. Senza il viaggio degli italiani in America sono convinto che questa specialità sarebbe scomparsa“. “Dire che la cucina italiana si fa così e basta è un modo per ucciderla. Il fatto che l’Italia sia il primo paese consumatore di sushi in Europa significa che siamo noi i primi a non essere convinti della nostra presunta superiorità. Alle giovani generazioni non importa nulla di ciò che mangiavano Lorenzo il Magnifico ed Isabella d’Este. Le mie figlie se devono scegliere tra un piatto di tortelli e il sushi scelgono quest’ultimo” dice poi.

“Io sono uno storico..”

Sulla candidatura si domanda poi: “Che cosa dobbiamo aspettarci? Se l’Unesco accorderà il riconoscimento, una persona intenzionata ad andare al ristorante cinese cambierà idea e andrà in un locale italiano? Non c’è una ricaduta pratica, è semplicemente un elemento identitario e di marketing politico, che è diverso dal marketing in senso stretto. Il rischio è che questa candidatura diventi un boomerang culturale per il nostro paese“.

Alberto Grandi commenta poi la risposta di Coldiretti: “C’è una cosa che mi fa diventare matto: quando dico che, negli ultimi cinquant’anni, il Parmigiano Reggiano è cambiato ed è diventato un prodotto straordinario, che male sto facendo? Qual è il danno per l’economia e l’agroalimentare italiano? Se nel Wisconsin si fa il formaggio come lo si faceva da noi cent’anni fa, questa è una colpa e non un merito per il Wisconsin: ciò non significa che sia migliore di come lo si fa oggi in Italia. Mi sono limitato a fare una constatazione filologica delle origini del Parmigiano. Capisco le esigenze del marketing, ma io faccio un mestiere diverso, sono uno storico. Forse, alla fine, chi mi ha criticato non è poi tanto sicuro delle proprie idee se basta così poco a metterlo in crisi“.

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