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domenica, Aprile 28, 2024
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“L’officina delle Culture non si tocca”, l’appello della mamma di Gelsomina Verde

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Rinnovare quanto prima l’affidamento dell’Officina delle Culture Gelsomina Verde di Scampia, consentendo alle numerose associazioni di continuare ad usufruire degli spazi un tempo piazza di spaccio dei clan. È la richiesta ribadita questa mattina al Comune con un sit-in in piazza Municipio dalla cooperativa (R) Esistenza e delle altre realtà che hanno trovato da anni nella struttura di via Arcangelo Ghisleri la loro dimensione.

L’iniziativa e breve storia dell’Officina

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Dinanzi Palazzo San Giacomo si ritrovano in mattinata i bambini dei vari corsi di musica e ballo, le mamme e chi all’Officina delle Culture segue progetti educativi, sociali, culturali. Per una volta, piazza Municipio diventa la loro sala da ballo e di attività sportiva: è il simbolo del pericolo di rimanere fuori dalla struttura di via Arcangelo Ghisleri. «Siamo pronti a consegnare le chiavi, abbiamo bisogno di certezze. Ci sono 50 ragazzi che non sanno più dove far attività, 600 persone che non hanno più un punto di riferimento e 12 detenuti che saranno costretti a tornare a Poggioreale se le attività, ora ferme, non riprenderanno» afferma Ciro Corona della cooperativa (R) Esistenza alla quale nel 2012 fu affidata la gestione struttura attraverso un comodato d’uso scaduto nel 2018. Qualche mese dopo l’ok al comodato d’uso tramite una delibera dell’amministrazione de Magistris, nel 2013, l’edificio passò nella disponibilità patrimoniale della società dei rifiuti Asìa. La soluzione trovata, ma che aspetta di avere piena concretizzazione, è quella la permuta grazie alla quale il Comune avrebbe la possibilità di rinnovare l’affidamento dell’Officina delle Culture e ad Asìa di trovare un altro immobile di pari valore. Nel frattempo, però, tutte le attività in via Arcangelo Ghisleri sono di fatto bloccate e ovviamente ad incidere è anche il lockdown dovuto alla diffusione del Coronavirus. «Al momento le uniche attività che si tengono sono quelle della palestra all’aperto ma non abbiamo le assicurazioni e fondamentalmente da due anni lavoriamo là nell’illegalità» aggiunge Ciro Corona.

L’incontro con Panini e Clemente

A fine mattinata, ecco l’incontro tra una rappresentanza dell’Officina delle Culture, il vicesindaco Enrico Panini e l’assessore al Patrimonio, competente in questa vicenda, Alessandra Clemente che confermano il percorso intrapreso per dare concretezza al progetto della permuta che coinvolge Comune e Asìa dando così alla Cooperativa (R)Esistenza e alle decine di associazioni di essere riconosciute da Palazzo San Giacomo creando i presupposti per la prosecuzione e la ripresa delle attività all’attuale sede dell’Officina delle Culture. Per dare corposità alla cosa, sarà necessaria l’approvazione del bilancio comunale e del Piano Urbanistico Generale con i tempi che dovrebbero essere maturi il prossimo autunno. Nell’intermezzo l’intenzione del Comune è dare riconoscimento provvisorio che abbia validità giuridica nelle more della stipula del contratto definitivo. «Asìa non ha nessun interesse a far cessare le attività e anche il Comune ha dato piena riconoscibilità alle associazioni coinvolte. Ci sono dei tempi tecnici di cui tener conto, ma è nostra intenzione portare a compimento il percorso intrapreso attraverso la permuta e chi ha deciso di protestare questa mattina di fuori al Comune ne è a conoscenza» afferma Maria De Marco, presidente della partecipata comunale che si occupa dei rifiuti alla quale Ciro Corona della cooperativa (R)Esistenza non ha risparmiato critiche.

La richiesta della mamma di Gelsomina Verde

«L’Officina delle Culture deve continuare ad esistere è l’unico che ricorda mia figlia, una ragazza che andava a Scampia facendo volontariato in favore dei bambini». A dirlo è Anna Lucarelli, la mamma di Gelsomina Verde, la 21enne torturata, uccisa e bruciata dagli uomini del clan Di Lauro nel 2004 all’apice della prima faida di Scampia con gli Scissionisti. Mina, come veniva soprannominata la ragazza, non rivelò dove si potesse trovare un affiliato del clan avverso con il quale aveva avuto una breve relazione.   «Gelsomina non può essere dimenticata e non ci devono essere vittime innocenti di camorra di serie A e di serie B. Io non voglio che la struttura di Scampia non faccia più attività, nonostante ci sia andata pochissime volte perché non riesco a vedere la foto di mia figlia. Siamo stati lasciati soli e la mia vita è finita in fretta, quando è morta Gelsomina» aggiunge Anna Liccardi tra le lacrime.

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