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venerdì, Aprile 26, 2024
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La paura e lo sfogo di Luisa, infermiera di Mugnano: “Vi racconto il nostro inferno, non siamo untori ma lavoratori da tutelare”

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Era lo scorso 5 aprile quando Luisa Tammaro, infermiera professionale e consigliere comunale di minoranza di Mugnano, scrisse ungo post con il quale rese noto la sua positività al coronavirus. Ieri è tornata a far sentire la sua voce sottolineando le difficoltà vissute ogni giorno dalla sua categoria, quella da medici e infermieri che sono in prima fila in questa battaglia: “Ho evitato in questi giorni di fare commenti e alimentare polemiche che in questo momento potrebbero sembrare superflue, o essere strumentalizzate, ma di fronte alle oramai quotidiane dichiarazione del “primo cittadino ” e dagli organi di stampa, non posso esimermi da una mia considerazione, che per quanto personale, rispecchia la situazione di tutti coloro che fanno parte della categoria degli operatori sanitari”, sottolinea Luisa che non le manda a dire. “Sembra quasi una rassicurazione affermare ‘la maggior parte dei positivi sono operatori sanitari e le loro rispettive famiglie’. Sono giorni che lo sento ripetere. È come se ci fosse addossata una colpa che nessuno di noi ha voluto. Con noi non esiste la riservatezza, garantita come per altri. Per noi non vale la regola della privacy. Siamo diventati quelli che infettano le loro famiglie e quindi tutti gli altri possono stare tranquilli. Non ho mai sentito elogiare il nostro operato con la stessa costanza con cui ogni giorno siamo definiti ‘i nuovi positivi'”.

La giovane infermiera chiarisce poi la sua posizione: “Attenzione, non vorrei essere fraintesa: non siamo alla ricerca di complimenti, ma almeno rivendichiamo il diritto di essere descritti per le nostre azioni quotidiane. È vero: un operatore sanitario è esposto maggiormente al rischio e ritornando a casa può infettare i propri familiari.  Ma nessuno mai si è posto la domanda : “perché?”.  In due mesi nessuno ha cercato una valida soluzione, come per esempio ; l’individuazione e la messa a disposizione di strutture in grado di accogliere gli operatori e evitare il coinvolgimento delle famiglie. Voi non potete immaginare l’inferno che siamo costretti a vivere ogni giorno e allo stesso tempo cercare di tenere fede al nostro giuramento garantendo cure a tutti. La paura di essere un pericolo per le persone che ci circondano ci paralizza“.

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La confessione di Luisa è da brividi: “Il solo pensiero di essere la causa della morte di un nostro familiare è un incubo che non ci lascia vivere. Io questa paura l’ho vissuta e la vivrò ancora perché l’emergenza non è finita. Nessuno immagina quanto sia difficile tenere lontani gli affetti più cari. Evitare di incrociare anche il loro sguardo, perché in questa situazione tutto fa paura. Nessuno può capire cosa significa organizzare la vita quotidiana facendo attenzione ad ogni minimo dettaglio perché anche una minima disattenzione potrebbe essere fatale. Svegliarsi ogni mattina con l’ossessione di evitare ogni minimo contatto e andare a dormire con il dubbio di non essere stati abbastanza attenti. Nessuno può mai capire queste paure che ti stravolgono la vita e io mi auguro che nessuno mai sia costretto a provarle. Mi sia concessa una ultima affermazione: questo mio scritto non ha alcuna intenzione di racimolare consensi o like, ma ha solo lo scopo di esprimere uno dei miei pensieri rispetto ad un emergenza sanitaria che a livello locale non ha visto nessuna azione concreta e precisa. Rinnovo il mio invito a restare a casa. Presto usciremo tutti da questo incubo“. 

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