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venerdì, Aprile 26, 2024
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Mazzata al clan: 27 arresti per “associazione” e sequestri per 100 milioni di euro

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Sono 27 le persone destinatarie del provvedimento di fermo emesso dalla Dda di Reggio Calabria che sta eseguendo personale della Dia e del Comando provinciale della Guardia di finanza. Sono in esecuzione, inoltre, sequestri di imprese, beni immobili e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di 100 milioni di euro. Tra i beni sequestrati ci sono, tra l’altro, 51 imprese. Contemporaneamente, su ordine della Direzione distrettuale antimafia di Firenze, si stanno eseguendo ulteriori provvedimenti restrittivi e di sequestro. Alle persone destinatarie dei provvedimenti di fermo vengono contestati, a vario titolo, reati che vanno dall’associazione mafiosa e dall’usura al reimpiego di denaro, beni ed utilità di provenienza illecita.

“Ruotano entrambe sul progetto imprenditoriale Scimone, che rappresenta l’obiettivo investigativo sia per Firenze sia per Reggio Calabria”. Così il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho, commenta le due operazioni condotte stamani contro la ‘ndrangheta, la prima denominata “Vello d’oro”, coordinata dalla DDA di Firenze, e la seconda denominata “Martingala” coordinata dalla DDA di Reggio Calabria. “Quella di Firenze vede l’esecuzione di un’ordinanza emessa dal gip – spiega Cafiero De Raho – mentre quella di Reggio Calabria, molto complessa, è in corso con l’esecuzione di un provvedimento di fermo.

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Le due indagini hanno ad oggetto numerosi imprenditori che sono a volte espressione della organizzazione ndranghetista”. Il procuratore Cafiero De Raho tratteggia il ruolo di Scimone: “E’ un imprenditore della ‘ndrangheta, un uomo che si muove per l’organizzazione Barbaro-Nirta della Locride ma anche per la ‘ndrangheta della tirrenica, si attiva attraverso un sistema di societa’. Alcune societa’ costituite anche all’estero, alcune produttive solo di false fatture, che servono poi a coprire il giro di danaro che ruota attorno a varie altre società o imprese individuali. Società o imprese a volte colluse, e quindi utilizzatrici di somme di danaro provento di reati che finiscono per essere anche immesse nel mercato economico attraverso dette imprese coperte con le false fatture, altre imprese invece sono usurate e quindi si avvalgono del danaro della ‘ndrangheta per poter superare le difficoltà economiche non avendo più la possibilità di ricorrere ai canali bancari e anche in questo caso le false fatture consentono di coprire una fetta di danaro che proviene dalla ‘ndrangheta. In un caso e nell’altro, sostanzialmente l’utilizzazione delle false fatturazioni consente la frode fiscale, evasione”.

“Le proiezioni – ha continuato de Raho –  avvengono in modo da coinvolgere anche le imprese all’estero che emettono false fatture per consentire poi ad imprenditori collusi di frodare il fisco”. Così il Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Federico Cafiero de Raho ai microfoni del Gr1 Rai in merito alle operazioni contro la ‘ndrangheta delle Dda di Reggio Calabria e Firenze.    “Ma molti degli affari, e dei soldi della ‘ndrangheta – aggiunge Cafiero de Raho – si spostavano in Toscana attraverso imprenditori collusi, i quali hanno coperto sostanzialmente i proventi delle attività criminose con false fatturazioni. Altri imprenditori, invece, quelli in difficolt, ottenevano dall’organizzazione criminale prestiti ad usura. Ed anche questi finivano per essere in qualche modo coperti da quelle stesse fatture”.

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