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venerdì, Aprile 26, 2024
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«Non ti dimenticare questa faccia», il raid dei Lucci per intimidire i rivali

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C’è un particolare inquietante nelle pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Rossella Marro contro sette persone arrestate ieri nel corso del blitz contro i ‘Nuovi Moccia’. Gruppo guidato dal ras Antonio Lucci detto Tonino o pazz (leggi qui l’articolo). E’ il 26 novembre 2020 quando Ferdinando Lucci (nipote di Antonio) e Massimo Gazzerro avrebbero esploso alcuni colpi di arma da fuoco contro l’abitazione di un uomo per spingere quest’ultimo a desistere da un suo interessamento ad una vendita all’incanto. Alcuni giorni dopo altre minacce. I due, a bordo di un’auto condotta da Pasquale D’Auria e insieme ad un altro soggetto, avrebbero avvicinato l’uomo a Frattamaggiore minacciandolo: «Mi hai riconosciuto…non ti dimenticare questa faccia…non ti allontanare…perché se ti volevo sparare già l’avrei fatto», tentando poi di costringere l’uomo, grazie all’intermediazione di Rocco Fatale (un altro degli indagati) a rinunciare all’aggiudicazione dell’immobile  o a versare, in via alternativa, una somma di denaro pari a 20mila euro, ponendo in essere atti idonei e diretti in modo non equivoco a impedire all’uomo di partecipare all’asta.

Dalle intercettazioni ambientali dei giorni successivi emerge come Antonio Lucci decideva di rivolgersi a Francesco Ullero, per passare al piano B, ovvero cercare di ottenere una somma di denaro che potesse compensare la mancata rinuncia alla aggiudicazione dell’immobile, anche grazie alla intermediazione di Fatale. Entrambi i soggetti sono orbitanti del contesto criminale delle zone di Cardito, Frattamaggiore, Crispano, Caivano e Afragola. Dal tenore della conversazione emerge che Fatale si recava da Lucci ma non consegnava quanto stabilito. Lucci aveva infatti preteso in precedenza 20mila euro dai soggetti di Frattamaggiore e che Ullero si era opposto alla dazione di una parte della somma in quanto «Lui è un camorrista di vecchia data ed ha già fatto molti anni di carcere». Tale circostanza determinava il disappunto di Lucci, il quale riferiva a Fatale con toni esacerbati di andare a dire allo stesso Ullero di non ingerirsi ulteriormente nella vicenda. Lucci affermava che lui era autorizzato a fare quello che voleva senza chiedere niente a nessuno e nessuno avrebbe dovuto interferire nei suoi “affari”.

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