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sabato, Aprile 27, 2024
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Omicidio Antonio Natale a Caivano, Bervicato:”Sono stato io, vi dico cosa accadde quella sera”

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”Sono stato io, vi dico cosa accadde quella sera”. Domenico Bervicato, fa chiarezza sull’omicidio di Antonio Natale, il giovane pusher ammazzato e fatto sparire per alcuni giorni, il cui cadavere fu ritrovato in piena campagna nella periferia di Caivano. Un delitto che Bervicato tentò di sviare, inscenando fughe, dicendo bugie, inquinando prove, tentando di costruirsi un alibi. Ma tutto ciò non è servito a nulla perché grazie al lavoro puntiglioso dei militari dell’Arma di Castello di Cisterna, è stato possibile individuare l’autore del delitto, le modalità ed il movente. Tant’è che messo alle strette, Bervicato non ha potuto far altro che confermare il quadro indiziario a suo carico. Ma anche ammettendo di essere stato lui a commettere l’omicidio Natale, ha tentato comunque di allegerire la sua posizione, anche questa volta inutilmente.

E’ il 22 ottobre del 2021 quando Bervicato viene intercettato mentre parla con la sua compagna. Nella telefonata non si mostrava in alcun modo pentito per quanto commesso, e commentava l’omicidio con parole estremamente dure, esprimendo indifferenza per il dolore altrui. “….a questo punto, lo sai come ti dico, arrivato ad un certo punto, è meglio il sangue di un altro a terra che il nostro, perché come stanno facendo loro, stanno facendo non me fotte proprio più! … mò stiamo tutti quanti all’in piedi, ridiamo, scherziamo, mangiamo … ratti a fare una settimana, dieci giorni alla faccia loro, lercia, infame …”.

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La ragazza dal canto suo, rassicurava il compagno del fatto di aver gettato via tutti i telefonini al fine di dissolvere ogni possibile traccia del delitto, trovando il disappunto di Bervicato che la redarguiva affermando che almeno un telefonino avrebbe dovuto conservarlo per “ingannare le forze dell’ordine”.

Qualche giorno dopo, nello specifico il 29 ottobre 20121, Bervicato viene intercettato mentre parla con la suocera mentre la compagna era da diverse ore dai carabinieri, che la chiamarono a riferire sulla scomparsa di Antonio Natale. Bervicato manifestò tutta la sua preoccupazione per eventuali dichiarazioni che avrebbe potuto rendere la compagna: “Diglielo a Lucia diglielo, ho perso la testa non mi ricordo niente. Diglielo Lucia dici hai perso la testa non ti ricordi niente più perchè queste cose, ste parole che lei dice prima o poi… loro lo dicono”.

Il 31 ottobre, in casa Bervicato, viene intercettata una conversazione che non lascia scampo a dubbi. Domenico Bervicato, dialogando con altre persone, affermava che l’omicidio di Natale Antonio rappresentava un caso di “punizione esemplare” che avrebbe fatto da monito a tutti i soggetti intenzionati a comportarsi come lui, inducendoli a desistere dal tenere una condotta non in linea con la sua leadership.  “Questo fatto di Antonio é servito, ad un paio di loro gli è servito questo fatto, lo disse ieri …ine… mò ci pensano due volte prima di fare uno scatto”.

Da qui, secondo gli investigatori, si evince lo spessore criminale dell’indagato e la metodologia violenta utilizzata quale atto dimostrativo del suo potere sul territorio. Proseguiva, poi, nella conversazione, parlando delle sue probabili strategie difensive e, evidenziando che era passato un mese e che nessuna telecamera aveva inquadrato il percorso (“io ti dico una cosa chi entra carcerato per questo fatto, una cosa dice…o si alza il dito subito, o dici oh fra l’ho fatto per questo,,,,oppure mi avvalgo della facoltà di non rispondere…è passato un mese, nessuna telecamera ha visto questo che percorso ha fatto..sanno solo il percorso mio da Napoli”). Anche nel prosieguo, insisteva sulle telecamere, convinto che laddove gli operanti avessero, attraverso le telecamere, individuato il percorso sino alla “terra”, l’avrebbero già convocato (“già mi mandano a chiamare”), contestandogli di aver dichiarato il falso in merito al tragitto.

BERVICATO AMMETTE L’OMICIDIO MA NON DICE TUTTA LA VERITA’

Bervicato, negli attimi seguenti l’omicidio, aveva pensato di sparire e perciò aveva chiesto ad un amico di trovargli una sistemazione a Fondi. Poi non solo ci ha ripensato ma ha anche fatto finta di partecipare alle ricerche del corpo di Antonio Natale, che lui ben sapeva dove si trovava.

Bervicato, una volta sentitosi incastrato, ha raccontato la sua versione dei fatti ai militari dell’Arma. Ha dichiarato di essere stato in compagnia del Natale il pomeriggio del 4.10.2021 e di essere effettivamente andato a bordo della Smart presso il negozio “Galiano” in via Dei Mille e poi da “Gucci”. Ha precisato che i due camminavano sempre armati anche perché il Natale aveva sparato ad un ragazzo, senza ucciderlo, rifugiandosi, poi, per tale gesto, in Germania dalla sorella. Bervicato disse che il Natale era solito riporre la pistola in caso di loro sosta, sotto il sedile, lato passeggero. Quanto ai fatti, riferiva di aver fatto rientro a Caivano intorno alle ore 18.30 e di aver effettuato, durante il tragitto una sosta lungo l’autostrada per consumare cocaina. Ripartiti, aveva chiesto al Natale contezza del suo guadagno settimanale, a dire dell’indagato, non distribuitogli dal Natale, da circa due settimane; il Natale, però gli rispose male, dicendogli che non era nessuno, che doveva stare zitto e gli diede anche tre schiaffi. Il Bervicato, tuttavia, insisteva ancora nel riavere i suoi soldi, temendo anche che il Natale, per il suo vizio del gioco, li avesse spesi in scommesse; alle sue insistenze, il Natale gli rispose che li aveva utilizzati per acquistare anni, pistole per entrambi che aveva nascosto in un terreno. Si recarono, quindi, presso lo stesso (luogo ove poi era rivenuto il corpo del Natale) in modo che il Bervicato le potesse vedere e, dopo aver percorso circa un km, mentre il Natale era in evidente stato di agitazione (furiava agitato probabilmente anche per effetto del consumo di cocaina poco prima assunta, dicendomi così ti faccio vedere io dove stanno queste armi, che io dovevo starmi zitto e non dovevo chiedergli niente e mi dava altri due schiaffi”) si fermarono in prossimità di un albero dove il Natale sosteneva di aver occultato le armi.

Antonio Natale però, sceso dall’auto, lungi dall’awicinarsi all’albero, si avvicinava allo sportello lato passeggero, prendendo l’arma. A questo punto, il Bervicato, sceso dal veicolo, lo spintonava, disarmandolo; tra i due nasceva una colluttazione per il recupero dell’arma (nel frattempo caduta sotto il sedile del guidatore), alla fine presa dal Bervicato. Quest’ultimo, quindi, alzato in piedi frontalmente al Natale seduto in auto con la testa inclinata verso il finestrino, gli sparò “quattro colpi”, di cui uno all’altezza del torace a destra, l’altro al collo lato destro, mentre il Natale era riverso sul finestrino. Puntualizzava che “il sangue è finito sulla portiera posteriore lato guidatore…” Dopo aver constatato che Antonio era morto, aveva estratto il corpo dall’abitacolo della vettura e lo aveva adagiato sul terreno, con il viso rivolto verso lo stesso, abbandonandolo così nel luogo in cui sarebbe stato, poi, ritrovato dai Carabinieri ( loc “Cinquevie” ), e ripartendo, poi, verso Caivano. Rientrato in Caivano, si era ritirato a casa della moglie; si era disfatto della pistola e della maglietta che indossava gettandole in un cassonetto, vestendone una che aveva acquistato nel pomeriggio e aveva lasciato l’auto “sporca di sangue” parcheggiata sotto la propria abitazione. Poco dopo, era andato a cena con sua moglie a Nola, arrivando al locale intorno alle ore 22.30\23 , a bordo della motocicletta a lui in uso; durante la cena, le raccontò di essere andato con il Natale a Napoli per acquisti e di averlo poi lasciato al “Bronx” di Caivano. Al rientro, verso le ore 12\l’una la fidanzata di Antonio Natale contattò la compagna di Bervicato per avere notizie del Natale, su richiesta della mamma di Antonio, e, nella circostanza la giovane, su sua indicazione, le rispose che il Natale era stato dal Bervicato lasciato al quartiere “Bronx”. Il giorno seguente “lavava con acqua” lo sportello posteriore lato guidatore dell’auto sui cui vi erano tracce del sangue di Antonio: si ritirava, poi, a casa, temendo per la sua incolumità, avendo appreso dalla madre, che i familiari di Antonio volevano fargli del male, a seguito della scomparsa del congiunto. Aveva solo fatto un viaggio di 5 giorni a Nizza con la moglie a causa della tensione mediatica dovuta alla scomparsa del Natale. Una volta rientrato, era rimasto sempre a casa, in attesa di essere arrestato, aggiungendo di non essersi costituito per la paura delle reazioni dei familiari del Natale. Escludeva, in ogni caso, di aver ricevuto minacce dirette; solo la madre era stata intimorita, ma non gli disse da chi.

LA RICOSTRUZIONE DEGLI INVESTIGATORI E LE BUGIE DI DOMENICO BERVICATO

Il racconto fornito da Domenico Bervicato, secondo gli investigatori, presenta diversi buchi e contraddizioni. In primis dalle localizzazioni GPS dell’autovettura Smart For Four si è rilevato che il veicolo, la sera del 04.10.2021, oltre a non fare soste in autostrada (come indicato dall’indagato), non faceva ritomo presso l’abitazione di Bervicato Domenico, nel Parco verde di Caivano, ma successivamente alla sosta nel punto in cui è stato rinvenuto il cadavere di Natale Antonio (tra le ore 19.53 e le ore 20), si dirigeva a Pascarola dove restava in sosta fino alle ore 00.43 del 06.10.2021, quando partiva per dirigersi ad Acerra dove arrivava alle ore 01.13. Successivamente, la mattina del 6.10.21 intorno alle 11.50 circa, l’auto era portata ad Acerra presso un autolavaggio dove veniva accuratamente lavata anche quanto alla tappezzeria interna per poi intorno alle ore 16.00 condurla presso un’autofficina ad Acerra dove era sostituito il vetro posteriore sinistro. Rientrava, infine, a Caivano al Parco Verde solo intorno alle ore 19 circa.

Anche in ordine alle modalità esecutive dell’omicidio, le dichiarazioni dell’indagato non sono conformi alle conclusioni dell’autopsia da cui risulta “che l’aggressore si trovava alla destra del Natale esplodendo i tre colpi da destra verso sinistra e leggermente dal basso verso l’alto in rapida successione”. Risulta dunque inverosimile che Bervicato Domenico abbia sparato restando in piedi fuori dall’abitacolo, mentre la vittima si trovava seduta sul sedile posteriore dell’auto. Le dichiarazioni dell’indagato, inoltre, su diversi aspetti, sono contrastanti sia con le sue iniziali, sia con quelle di persone a lui vicine.

Anche sul viaggio effettuato in Francia i due coniugi non sono coerenti, parlando il Bervicato di viaggio a Nizza fatto per sfuggire alla pressione mediatica scaturita contro di lui a seguito della scomparsa del Natale, e la Lucarelli di viaggio a Montecarlo effettuato dal Bervicato per farsi perdonare dei tradimenti. Inoltre, mentre la Lucarelli riferiva che dopo il viaggio i due non si erano riappacificati, non sapendo, in particolare il Bervicato ove fosse (il 19.10), escludendo anche che vivesse dalla madre; l’indagato, in alcun modo parlando di alterchi con la donna, sosteneva di essere rimasto sempre a casa, al rientro dalla Francia.

Inoltre, diversamente da quanto dichiarato dal Bervicato nel coreo dell’interrogatorio richiesto, quella sera, dopo essersi recati a Napoli, non erano rientrati a Caivano, ma si dirigevano prima ad Acerra per poi ritornare a Caivano, nel luogo in cui veniva ritrovato il cadavere di Antonio. Dunque secondo i magistrati l’indagato, dal primo momento, non solo non ha offerto alcun contributo al rintraccio del Natale nelle ore e nei giorni immediatamente successivi alla sua morte, ma ha reso dichiarazioni parzialmente non veritiere sulla dinamica e sulle condotte antecedenti e successive all’omicidio. 

Le dichiarazioni dopo l’arresto

Qualche settimana dopo il suo arresto  per fatti inerenti lo spaccio di droga, ii 14 dicembre del 2021 confermò i fatti contestatigli e descritti nell’ordinanza cautelare emessa a suo carico e dichiarava di aver lavorato, da prima del marzo 2020, in tale piazza di spaccio (sita 28 presso l’abitazione al IV piano di suo zio Massimo) unitamente a Natale Antonio (da lui conosciuto da circa 10 armi, ma frequentato maggiormente nell’ultimo anno), effettuando con quest’ultimo lo stesso “turno di spaccio” dalle ore 24,00 alle ore 12,00, guadagnando la somma settimanale di 900,00 a persona. Quanto ai suoi rapporti con il Natale, precisava di conoscerlo da più di 10 anni, ma di aver avuto con lui, solo nell’ultimo anno, una più assidua frequentazione. Infine rendeva dichiarazioni confessorie in ordine all’omicidio di Natale Antonio, affermando di esserne stato lui l’autore, di averlo ucciso in data 4.10.21 e di aver lasciato abbandonato il suo corpo riverso a terra nel luogo in cui era stato poi ritrovato in data 18.10.21.

 

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Antonio Mangione
Antonio Mangionehttp://www.internapoli.it
Giornalista pubblicita iscritto dalll'ottobre 2010 all'albo dei Pubblicisti, ho iniziato questo lavoro nel 2008 scrivendo con testate locali come AbbiAbbè e InterNapoli.it. Poi sono stato corrispondente e redattore per 4 anni per il quotidiano Cronache di Napoli dove mi sono occupato di cronaca, attualità e politica fino al 2014. Poi ho collaborato con testate sportive come PerSempreNapoli.it e diverse testate televisive. Dal 2014 sono caporedattore della testata giornalistica InterNapoli.it e collaboro con il quotidiamo Il Roma
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