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venerdì, Aprile 26, 2024
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Ucciso a Casavatore per uno sgarro al boss, svolta in appello: assolto il boss Ferone

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Una vera e propria sorpresa. Quella, in termini giudiziari, riguardante Ernesto Ferone, indicato come il capo dell’omonimo gruppo di Casavatore: il ras era imputato per l’omicidio di Emilio Forino avvenuto nell’agosto del 2011. La Corte d’Assise d’Appello di Napoli (I sezione), stravolgendo completamente la decisione di primo grado con cui Ferone era stato condannato all’ergastolo, ha assolto il ras accogliendo in toto le argomentazioni difensive dei suoi legali, gli avvocati Domenico Dello Iacono e Giuseppe Ricciulli. Secondo la ricostruzione della Procura Forino si era allontanato dai Ferone per avvicinarsi ai Marino e quindi la sua morte sarebbe stata chiesta da Ferone e dallo stesso Vincenzo Pagano alle cinque famiglie. Questo omicidio portò alla marginalizzazione temporanea del gruppo criminale che operava nelle Case Celesti, fino a una spaccatura interna che poi fu segnata da un altro omicidio, quello di Ciro Nocerino nel settembre 2011. Emilio Forino seguì i suoi assassini in buona fede perchè pensava di ricevere una lieve punizione per i suoi dissapori con Ernesto Ferone ma a Casavatore invece trovò la morte. Ergastoli cancellati anche per Arcangelo Abete, Angelo Marino e Roberto Manganiello che hanno rimediato trent’anni a testa.

Il pentito parla dell’omicidio di Casavatore

Il primo a raccontare ai magistrati cosa avvenne quel giorno a Casavatore fu Gianluca Giugliano, ex colonnello dei Marino delle Case celesti:“Commisi io l’omicidio di Emiliano Forino nel mese di agosto 2011. Così, la contrapposizione agli Amato-Pagano ebbe una sua consacrazione. La contrapposizione – ha aggiunto a verbale Giugliano – si ebbe con gli Amato-Pagano, che in cinque-sei mesi abbandonarono Secondigliano recandosi nella zona di Melito e Mugnano. Anche a Casavatore vi fu una scissione contro di loro, che ebbe una consacrazione quando io commisi l’omicidio di Forino che era allontanato dai Ferone. Dopo che sparai fu fatta una riunione nell’abitazione di Arcangelo Abete e in quella occasione fu detto ad Angelo Marino di non partecipare più ai summit. In sostanza la famiglia Marino veniva estromessa dal gruppo delle famiglie dominanti a Secondigliano”.

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