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domenica, Aprile 28, 2024
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Piazze di spaccio date in subappalto a Caivano, il metodo innovativo dei clan per gestire il business della droga

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Caivano, terzo atto: quella eseguita l’altra notta è infatti la terza operazione in pochi anni contro lo spaccio di droga nella cittadina a Nord di Napoli.

La prima ordinanza custodiate emessa, in ordine di tempo, è stata la n. 450/2019 del 23/09/2019, con la quale è stata disposta la custodia cautelare in carcere nei confronti degli indagati SAUTTO Nicola, COCCI Antonio, CORDUA Francesco, DELLA RATTA Antonio, DE SIMONE Emanuele, FERRAIUOLO Luigi, FUCITO Pasquale, GAROFALO Luigi, IUORIO Cristofaro, IUORIO Pietro, IUORIO Vincenzo, LOBASCIO Ciro, MAURO Alfredo, MIRTI Diego, ROCCO Luigi, SAUTTO Gennaro Antonio, SAUTTO Salvatore, SGAMBATI Benedetto, SORIO Emanuele, VANACORE Pasquale, VASAPOLLO Antimo Rolando.

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La seconda ordinanza, in ordine di tempo, è stata invece l’O.C.C. n. 89/2021 del 26/03/2021, con la quale sono state disposte misure cautelari coercitive (in larga parte a contenuto custodiale) nei confronti degli indagati AMATO Marco, ANATRIELLO Nicola, ANDREOZZI Antonio, AUSANIO Antonio, BUONAVOLONTA’ Cannine, CARUSO Pasquale, CENTONZE Luigi, CHIACCHIO Andrea, COCCI Antonio, COCCI Raffaele, COSTANZO Salvatore, COTRONEO Pasquale, CRISPINO Alessandro, CUOMO Ciro, D’ANGELO Raffaele, DI BARTOLO Natascia, DI LAORA Domenico, DI MARTINO Gennaro, DONATIELLO Francesca, ESPOSITO Michele, ESPOSITO Pietro, FIAMMINGO Salvatore, FIORILLO Domenico, FIORILLO Ida, FUCITO Pasquale, GELATO Giuseppe, IACCARINO Carmine, IACCARINO Ciro, IACCARINO Domenico, IORIO Francesco, IULIO Michele, IUORIO Cristofaro, LIGUORI Antonio, LUCARELLI Carmine, LUCARELLI Ciro, NICOLETTI Luigi, OLIVIERO Andrea, OLIVIERO Antonella, PEREZ Luigi, PEREZ Vincenzo, PIGNETTI Antonio, RECANO Antonio, RUGGIANO Antonietta, RUSSO Antonio, RUSSO Emilio, RUSSO Mario, SALVATI Mario, SAUTTO Nicola, SERINO Giuseppe, SCARAGLIA Salvatore, VASAPOLLO Antimo Rolando, VASAPOLLO Marco.

La terza operazione, invece, riguarda le vicende di alcune di tali “piazze autonome ”, la cui esistenza e le cui dinamiche operative emergerebbero nitidamente dal materiale
investigativo raccolto (in particolare: dalle dichiarazioni dei c.d.g., dalle conversazioni telefoniche ed ambientali captate e dai sequestri operati dalla P.G.); nello specifico:

• la piazza di spaccio diretta da Masi Gennaro, operativa nel Parco Verde 
• la piazza di spaccio diretta da Cocci Antonio, operativa nel Bronx 
• lepiazze di spaccio dirette dai fratelli Russo  operative nelParco
Verde e nei Comuni di Frattaminore ed Orta di Atella 
• la piazza di spaccio diretta da Fucito Pasquale, Iaccarino Carmine, laccarino Domenica e
Ruggiano Antonietta, operativa nel Parco Verde
• la piazza di spaccio diretta da Iaccarino Ciro, operativa nel Parco Verde 
• la piazza di spaccio diretta da Cocci Raffaele, operativa nel Parco Verde 
• la piazza di spaccio diretta dai fratelli Vasapollo Antimo Rolando, Marco e Mariano
Alberto, operativa nel Parco Verde 
• la piazza di spaccio diretta da Russo Vincenzo, operativa nel Parco Verde
• la piazza di spaccio diretta da Lucarelli Carmine eLucarelli Ciro, operativa nel Parco Verde

• la piazza di spaccio itinerante diretta da Esposito Michele, operativa in Caivano 
• la piazza di spaccio diretta da Falco Domenico, operativa in Caivano 
• la piazza di spaccio diretta da StoricoArturo, operativa in Caivano 

I magistrati hanno ricostruito come il clan Ciccarelli- Sautto (sia sotto la dirigenza del Ciccarelli, sia sotto la dirigenza del Sautto) abbia, nel suo territorio di riferimento (e dunque, in primis, nella roccaforte del Parco Verde di Coivano), strutturato le proprie attività nel settore della gestione dei traffici di sostanze stupefacenti adottando formule organizzative diverse e concorrenti.

Accanto, infatti, alle tradizionali “piazze di spaccio ” poste sotto la diretta gestione del sodalizio, è stata riscontrata, l’esistenza e operatività di una serie significativa di “piazze ” che erano state sostanzialmente appaltate dal clan a singoli affiliati (o anche a soggetti esterni, ancorché contigui, all’associazione) che le gestivano autonomamente, costituendo e governando altrettante sub-organizzazioni criminali, talvolta minimali, talvolta più articolate e complesse, composte dai soggetti che andavano a rivestire i ruoli tipici delle organizzazioni criminali dedite allo spaccio di stupefacenti (custodi delle sostanze, “cuochi”, rifornitori, vedette, spacciatori minutanti ecc.).

Si trattava, con ogni evidenza, di una formula organizzativa particolarmente profìcua per i vertici del sodalizio camorristico, che in questo modo traslavano gli oneri organizzativi ed economici (retribuzione degli spacciatori e degli altri soggetti coinvolti nelle piazze, pagamento delle spese legali nei casi di arresto dei minutanti ecc) ed i rischi (sequestri, arresti ecc.) dell’attività dispaccio in capò ai singoli capi-piazza, garantendosi, al contempo gli ingenti profitti derivanti dall’approvvigionamento, in regime di monopolio, delle piazze (a tutti i capi-piazza, invero, come specificamente narrato dai collaboratori di giustizia e come pacificamente emerso dall’esame della moltitudine di conversazioni tra presenti captate sulla “loggia” dei Sautto, veniva imposto di rifornirsi di stupefacenti esclusivamente attraverso i canali del clan, riferibili, ed al prezzo fissato dal sodalizio).

I capi-piazza, à loro volta, pur dovendo farsi carico in prima persona degli oneri e dei rischi dell’attività commerciale, ottenevano, innanzitutto, la possibilità stessa di entrare a far parte, da protagonisti ed in autonomia, di uno dei più importanti mercati al dettaglio di sostanze stupefacenti dell’Europa occidentale (possibilità preclusa in assenza del placet del clan, la cui espressa autorizzazione era condizione necessaria ed imprescindibile affinché potesse costituirsi ed operare qualsivoglia attività di spaccio nel territorio di riferimento), e dunque di compartecipare ai lauti guadagni che detto mercato, dato il volume di affari, assicurava a tutti i soggetti coinvolti (pur al netto delle somme da corrispondere al clan per lafornitura di stupefacenti), ed in secondo luogo la garanzia di operare nel contesto di un sistema commerciale chiuso all’intervento, e dunque all’eventuale concorrenza, di operatori commerciali estranei al “sistema ” del Parco Verde.

Uno schema praticamente perfetto, una sorta di piramide sociale dello spaccio in cui tutti i protagonisti del “sistema” (dai ras del clan sino a coloro che curavano i canali di approvvigionamento delle sostanze, daisingoli capi-piazza sino aipusher minutanti, ecc.) lucravano, compartecipando (ciascuno per la propria parte ed in proporzione al proprio ruolo, alle proprie responsabilità e, in qualche misura, anche alle proprie abilità) ai vertiginosi guadagni assicurati dallo smercio di stupefacenti nel Parco Verde e nel Bronx.

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Antonio Mangione
Antonio Mangionehttp://www.internapoli.it
Giornalista pubblicita iscritto dalll'ottobre 2010 all'albo dei Pubblicisti, ho iniziato questo lavoro nel 2008 scrivendo con testate locali come AbbiAbbè e InterNapoli.it. Poi sono stato corrispondente e redattore per 4 anni per il quotidiano Cronache di Napoli dove mi sono occupato di cronaca, attualità e politica fino al 2014. Poi ho collaborato con testate sportive come PerSempreNapoli.it e diverse testate televisive. Dal 2014 sono caporedattore della testata giornalistica InterNapoli.it e collaboro con il quotidiamo Il Roma
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