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domenica, Aprile 28, 2024
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Qualiano, così Chiara saprà della morte dei genitori. Lettera stranziante della sorella

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È sveglia, respira autonomamente e continua a migliorare la bambina ricoverata al Policlinico Gemelli di Roma dopo essere stata travolta dalla piena del torrente Raganello in Calabria. Oggi ha potuto incontrare la sorella che, con gli altri familiari, vengono seguiti dall’equipe di psicologi della Fondazione Gemelli. I genitori della piccola sono morti investiti dall’onda di piena, ieri si sono tenuti i funerali a Qualiano, Napoli.

La bimba resta ricoverata presso la Terapia intensiva pediatrica e trauma center pediatrico del Gemelli.

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«Oggi è stata una giornata bellissima. Ho visto le due sorelline ritrovarsi e abbracciarsi. Lo scambio tra loro mi ha riempita, mi ha arricchita. C’è tanto da imparare dalle emozioni», si lascia andare Daniela Chieffo, neuropsicologa e psicoterapeuta del Policlinico Gemelli. È l’angelo custode di Michela, 11 anni, eChiara appena 9, sopravvissute alla tragedia del Pollino. Da lunedì notte la più piccola è ricoverata nella terapia intensiva del trauma center pediatrico per sindrome di pre-annegamento, fango e detriti nei polmoni.

Terapia

La grande l’ha raggiunta a Roma dopo aver partecipato a Qualiano, in provincia di Napoli, ai funerali dei genitori Antonio e Carmen, dunque totalmente consapevole del lutto. La più piccola invece ne sta prendendo coscienza in queste ore dopo il risveglio dalla sedazione. Erano ambedue in gita, ma divise dalla furia dell’acqua. Si sono incontrate ieri per la prima volta aprendosi all’amore immenso che provano l’una per l’altra. Michela questo amore lo ha espresso con semplicità in una lettera scritta ai genitori morti nel torrente in piena. Sono stati gli zii materni, tutti e due infermieri e ora solide presenze al suo fianco, a suggerirle di farlo perché forse l’avrebbe aiutata.

I ricordi di Michela

«Cara mamma e caro papà, grazie per avermi dato Chiara, la sorella che tanto desideravo» è il suo primo pensiero. E poi grazie, tanti altri grazie. La scrittura ha un valore terapeutico in questi casi, come il disegno per i bambini di età inferiore. «Le parole sono più difficili da usare, Michela ci ha raccontato nei dettagli quello che è accaduto quel giorno e poi quando ha dovuto affrontare il tema dei genitori perduti ha cominciato a ridere indossando la finta maschera della serenità. Una difesa rigida, un meccanismo di riparazione interno che impensierisce e la mette a rischio», dice Chieffo, 46 anni, mamma di un bimbo di 5. «Come riesco a non lasciarmi sovrastare dal dolore che ho visto? Quando torno a casa la sera ringrazio di poterlo abbracciare e mi addormento sentendomi fortunata».

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