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mercoledì, Maggio 1, 2024
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Scioglimento del Comune di Caivano: “Rapporti quotidiani e stabili tra camorra e politica”

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La Commissione Straordinaria del Comune di Caivano è stata nominata lo scorso ottobre, ma nelle scorse ore è stata resa pubblica la relazione del Prefetto di Napoli allegata al decreto di scioglimento deciso dal Ministero degli Interni.

Il prefetto di Napoli, Claudio Palomba, ha riportato al Viminale gli esiti di indagini delle forze di polizia e di un conseguente provvedimento giudiziario di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Napoli, successivamente convalidato, lo scorso 12 ottobre 2023, dal giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Napoli Nord che ha disposto l’ulteriore misura cautelare della detenzione in carcere, hanno visto il coinvolgimento di appartenenti al locale clan Angelino, di amministratori e di un dipendente del Comune di Caivano.

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Sentito nella seduta del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, Palomba ha trasmesso una relazione che costituisce parte integrante dello scioglimento, in cui si da’ atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori locali con il clan Angelino di tipo e su forme di condizionamento degli stessi.

LA CONTINUITA’ AMMINISTRATIVA

Il radicamento a Caivano della camorra, e nello specifico di vari clan spesso in lotta tra loro per il predominio sul territorio, è testimoniato anche dal fatto che il consiglio comunale di quell’ente è già stato sciolto per infiltrazione e condizionamento di tipo mafioso o similare con decreto del Presidente della Repubblica del 27 aprile 2018.  Proprio perciò il Prefetto ha rilevato una sostanziale continuità amministrativa poiché tra i 24 consiglieri eletti nella tornata amministrativa del 2020, numerosi componenti presenti nel civico consesso disciolto nel 2018.

Quadro desolante che pone in rilievo anche la condotta politico amministrativa tenuta dal sindaco di Caivano, e come lo stesso “non potesse di certo ignorare il ruolo che la criminalita’ organizzata locale aveva assunto sul territorio e i contatti e collegamenti che aveva instaurato con esponenti della sua amministrazione“, soprattutto quando il controllo di fatto esercitato su alcuni di essi è tanto invasivo e capillare che, come risulta
dagli atti giudiziari, il voto del consiglio comunale è stato influenzato addirittura su questioni che riguardano l’ambito scolastico.

CONSIGLIERI E POLITICI

Diversi episodi intimidatori hanno riguardato direttamente anche alcuni consiglieri comunali ed altri esponenti della politica locale, vicende che rivelano la volontà di condizionare l’ente di Caivano agli interessi criminali.

L’autorità giudiziaria indagante rileva che i pubblici amministratori pro-tempore e funzionari sopra indicati “non si siano limitati a fornire un contributo estemporaneo e limitato al clan; in realtà la quotidianità e la stabilità dei rapporti tra i co-indagati dimostra che il sistema illecito descritto, fondato sul condizionamento degli affidamenti per lavori pubblici, attraverso l’avvicinamento di imprese compiacenti, sia per fini estorsivi che corruttivi, e’ parte integrante del programma criminoso dell’associazione camorristica per cui si procede“.

Il Prefetto ha anche fatto emergere come gli amministratori e i funzionari finiti nell’inchiesta, abbiano: “Sistematicamente e stabilmente asservito le funzioni e cariche rivestite agli interessi economici sia propri, sia del clan complessivamente inteso, offrendo un contributo fondamentale per il perseguimento delle finalità dello stesso“.

“PACTUM SCELERIS”

Al riguardo nella relazione di Palomba si rileva come cio’ che è emerso dall’indagine giudiziaria sia “Un vero e proprio pactum sceleris (…) teso a fare ingerire illecitamente il sodalizio camorristico nella complessiva attivita’ amministrativa dell’Ente. Un sistema dal quale tutti traevano profitti e che non si sarebbe potuto consolidare senza il fattivo contributo degli amministratori, la cui attivita’ garantiva stabilmente al clan informazioni costanti ed aggiornate sugli affidamenti e gare per lavori pubblici, ma anche la certezza che le imprese affidatarie rientravano nell’ambito di un ristretto giro, e pertanto, avrebbero versato, senza ribellarsi, oltre ai compensi corruttivi agli amministratori per aggiudicarsi le gare, anche la quota estorsiva al clan“.

LA COMMISISIONE STRAORDINARIA

Dunque per garantire il completo affrancamento dalle influenze della camorra è stata necessaria la nomina della commissione straordinaria anche per scongiurare il pericolo che la capacità pervasiva dei clan possa di nuovo esprimersi in occasione delle prossime consultazioni amministrative. Alla luce della presenza ed all’estensione dell’influenza criminale la durata decisa per la gestione commissariale sarà di diciotto mesi.

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Alessandro Caracciolo
Alessandro Caracciolo
Redattore del giornale online Internapoli.it. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 2013.
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