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venerdì, Aprile 26, 2024
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«Se mi dai 50mila babbà ti dico chi è stato», l’ironia dei ‘Barbudos’ dopo la strage alle Fontanelle

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Non si curavano affatto di poter essere intercettati e smascherati. I ‘Barbudos’ all’indomani della ‘strage delle Fontanelle’ erano un fiume in piena di parole, allusioni, riferimenti. Pochi giorni dopo l’uccisione di Giuseppe Vastarello e di Salvatore Vigna le forze dell’ordine captano una conversazione tra Antonio Genidoni, capo dei ‘Barbudos’ e Emanuele Salvatore Esposito ‘Soffietto’, indicato come l’esecutore materiale del duplice omicidio. L’intercettazioni è riportata nelle motivazioni della sentenza di primo grado con cui gli Esposito-Genidoni sono stati condannati all’ergastolo. In quelle conversazioni i duo uomini parlano della sete di vendetta dei Vastarella e della ‘taglia’ da 50mila euro che il capoclan Patrizio Vastarella aveva messo sulla testa dei responsabili. «Glielo dico io chi è
stato… glielo dico faccia a faccia però…» esordisce Esposito che poi aggiunge «Anto’, ’o
frat (Antonio Vastarella, ndr)… è stato il lato di là, centro per cento… (in tono ironico, si sente sorridere). Cento per cento è stato Walter (Mallo)… dico Walter, me lo canto, dico Patrì (Patrizio Vastarella, ndr) dammi cinquanta babboni e sto pure con te da oggi in poi, perché quelli hanno fatto una cosa che non dovevano fare, perchè tu sei un ragazzo che non se le merita proprio queste cose… sei un ragazzo troppo uomo, non te le meriti queste cose tu, non devi subire… e gli dico pure lo specchiettista chi è stato… pat’t!». A queste dichiarazioni seguono risate da parte dei due. Durerà poco, da lì a due settimane entrambi verranno arrestati.

L’articolo sulla condanna all’ergastolo in primo grado

Carcere a vita e isolamento diurno per un anno per mandanti ed esecutori materiali della strage delle Fontanelle, il duplice omicidio di Giuseppe Vastarello e Salvatore Vigna, punto più alto dello scontro che oppose negli scorsi anni i Vastarella e gli Esposito-Genidoni, i cosiddetti ‘Barbudos’. Ergastolo per Antonio Genidoni, all’epoca reggente del clan e accusato di aver ordinato la strage quando era detenuto ai domiciliari nella sua abitazione di Milano. Ergastolo anche per il suo braccio destro per Emanuele EspositoAlessandro D’Aniello e per la madre di Genidoni, Addolorata Spina. Stessa sorte per la moglie di Genidoni, Vincenza Esposito, per la quale il pubblico ministero Urbano Mozzillo aveva invece invocato trent’anni di carcere.  Per l’azione armata contro il circolo Maria SS. delle Grazie gli imputati rispondevano di duplice omicidio e di tentato triplice omicidio aggravato dalla matrice camorristica per aver cercato di agevolare la cosca di appartenenza. Durante il raid, oltre all’uccisione di Vastarello e Vigna, furono feriti Dario VastarellaAntonio Vastarella e Alessandro Ciotola, nipoti del capoclan Patrizio.

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La ‘genesi’ dello scontro tra Vastarella e ‘Barbudos’ alla Sanità

Lo scontro tra i Vastarella e i Genidoni-Esposito rappresentò il punto di non ritorno per il clan dei ‘Barbudos’. Quest’ultimi erano già indeboliti dalle morti di Ciro Esposito ‘o spagnolo e di Pierino Esposito (ucciso in piazza San Vincenzo da sicari dei Lo Russo). La goccia che fece traboccare il vaso fu la cacciata dei familiari di Genidoni dalla Sanità, un affronto che la madre, Addolorata Spina non riusciva a dimenticare tanto da offrirsi come ‘esca’ per farla pagare ai Vastarella: «Devono provare lo stesso dolore che provo io. Dobbiamo mirare al cuore di isso», intendendo secondo la Dda Antonio, figlio del ras Patrizio. Ecco cosa raccontò Dora Spina: «Sono andati vicino alle persone perbene e le hanno cacciate, hanno cominciato a saldare le porte». E Antonio Genidoni urlando spiega: «Sono arrivati trenta motorini sotto il mio palazzo e hanno minacciato e tentato di picchiare Enza e la figlia di Nunzio«.

Il ‘vero obiettivo’ della strage

A svelare che il reale obiettivo del commando era Antonio Vastarella, figlio del capoclan Patrizio, fu il collaboratore di giustizia Rosario De Stefano, che raccontò di come Vastarella junior fu salvato dal cugino quando i killer entrarono in azione:«Per quanto mi ha raccontato ’o zi, è stato Maicol (Michale Korkoi Sica, nipote di Patrizio Vastarella) il nero a rompere la parete consentendo la fuga di Antonio Vastarella coinvolto nel blitz di oggi della guardia di finanza. Io avevo un buon rapporto con Maicol: era lui la persona da cui mi rifornivo quando frequentavo le Fontanelle tutti i giorni. Non ho mai parlato con Maicol della strage delle Fontanelle. Avevo saputo da Fabio Vastarella e dal cognato di quest’ultimo, tale “Tozzillo”, che lui aveva salvato Antonio Vastarella sfondando il muro. Ma non ne ho mai parlato con Maicol. Ho poi incontrato Patrizio Vastarella, sono andato a fargli le condoglianze e abbiamo parlato del figlio che si era salvato grazie all’intervento di Maicol».

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