Il Cdm ha varato il “Documento programmatico di bilancio del 2022“, tra le misure introdotte c’è anche la riduzione della tampon tax: l’Iva su tamponi e assorbenti scende dal 22 al 10%.
Legge di bilancio e Tampon Tax
Dopo anni di proposte bocciate e tentativi falliti, finalmente il Governo italiano riconosce che avere le mestruazioni non è un lusso. Già nel 2016 Giuseppe Civati aveva portato in Aula la proposta di ridurre la cosiddetta tampon tax, abbassando l’Iva (Imposta sul valore aggiunto) dal 22 al 4%. Ma, al tempo, fu accolto con risatine e sguardi d’imbarazzo. Ci sono voluti 5 anni affinché l’argomento fosse affrontato con la giusta serietà. E che fosse riconosciuta l’iniquità di una tassa – al 22% – che equiparava beni di prima necessità (quali gli assorbenti) ai beni definiti “ordinari“, quali vino e sigarette. Tuttavia, c’è da specificare che – nonostante il taglio in programma – in Italia la tassa sugli assorbenti resterà tra le più alte d’Europa: in Portogallo e Belgio è al 6%, in Francia è al 5,5 % e in Irlanda (come in Gran Bretagna) allo 0%.
Una vittoria culturale, non solo per le donne
Così nella prima Legge di bilancio del Governo Draghi rientreranno anche tamponi e assorbenti e la riduzione dell’Iva al 10%. Una vittoria non solo dal punto di vista economico, ma anche – e soprattutto – dal punto di vista culturale. Una misura che segna il primo passo verso l’allontanamento da un mondo di inutili tabù e deleteri imbarazzi. Col fine – auspicabilmente – di eliminare anche questa forma di discriminazione fiscale nei confronti delle donne.
Quanto costano gli assorbenti
Secondo le indagini, calcolando che una confezione da 14 pezzi costa circa 4-5 euro e normalmente servono almeno due confezioni al mese, in media l’esborso arriva a circa 126 euro in un anno. E di questi 126 ben 22,88 euro sono stati fino a oggi di Iva. Ora, il governo si è convinto: non sarà una riduzione al 4 o al 5% come sperato da molti, ma il taglio dell’Iva è di oltre il 50%, con un risparmio medio di circa 10 euro.
I commenti delle attiviste
“Non ce l’aspettavamo, siamo molto felici perché cinque anni fa questa era considerata dalla politica una questione imbarazzante. Nel 2021 non è più così e oggi addirittura più partiti cercano di intestarsi la vittoria. Vuol dire che è diventata una battaglia pubblica e parlare di mestruazioni non è più una vergogna“, racconta Silvia De Dea, una delle sette fondatrici dell’associazione Onda Rosa, riuscita a portare a 650mila firme la petizione per la rimozione della tassa.
Oggi, insieme a una delegazione di Pd, Conferenza delle Democratiche con Cecilia D’Elia e associazione Tocca a Noi, le Onde Rosa incontreranno la sottosegretaria all’Economia Alessandra Sartore alla quale consegneranno la petizione e le istanze raccolte negli ultimi anni. Un lungo percorso di attivismo che continua verso la sensibilizzazione sul tema. Perché il taglio dell’Iva al 10% non risolve la povertà mestruale, ovvero quella condizione che affligge chi non può permettersi di acquistare prodotti igienici femminili e che colpisce nel mondo migliaia di donne spesso impossibilitate a partecipare alla vita sociale e scolastica, ma è un segnale forte di cambiamento.