Una bambina di cinque anni è stata salvata con un trapianto al fegato all’ospedale all’ospedale Molinette della Città della Salute, con un intervento chirurgico di 12 ore. Le hanno impiantato un fegato collegandolo direttamente al suo cuore.
Bimba di 5 anni salvata a Torino
Una bimba di 5 anni, nata a Torino da genitori cinesi, è stata sottoposta ad un impegnativo trapianto, avvenuto collegando il fegato del donatore direttamente al cuore della ricevente. L’intervento è stato effettuato all’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino.
La bambina si trovava in Cina nel giugno 2021 al momento dell’insorgenza di una rara e gravissima patologia tumorale del fegato, l’epatoblastoma. La famiglia si era recata, infatti, in Cina per le festività del Capodanno cinese ed era stata trattenuta nel Paese a causa delle misure di contenimento della pandemia Covid-19. Dopo la diagnosi, le prime cure prestate in Cina non danno gli esiti sperati. All’arrivo in Italia nel novembre 2021, la piccola viene subito presa in carico dall’equipe dell’oncoematologia pediatrica dell’ospedale infantile Regina Margherita della Città della Salute di Torino.
I medici notano subito che la vena cava inferiore della bimba risulta trombizzata ed ostruita nel suo tratto compreso tra le vene renali e l’atrio destro del cuore. Per poter affrontare al meglio la situazione si rende necessario il soccorso di un team multidisciplinare composto da cardiologi, nefrologi, cardiochirurghi, anestesisti e rianimatori degli ospedali Regina Margherita e Molinette di Torino.
La bambina viene subito inserita in lista per ricevere un trapianto di fegato in status di super-urgenza a livello sia nazionale sia europeo. Con lo sforzo congiunto del Centro nazionale trapianti e del Centro regionale del Piemonte-Valle d’Aosta, viene colta l’opportunità di un’offerta di fegato.
La spiegazione del professor Renato Romagnoli
“Si è trattato di un intervento eccezionale, che non abbiamo mai fatto in questo modo su un bambino, ma con una tecnica già sviluppata sugli adulti per trombosi della vena cava. È stato necessario un donatore con certi tipi di caratteristiche, cioè che avesse la disponibilità di tutta la vena retroepatica e di parte dell’atrio destro del cuore, quindi che non dovesse dare il cuore in donazione”. A spiegarlo è il professor Renato Romagnoli, che dirige l’équipe chirurgica del Centro Trapianti di fegato dell’ospedale.
“Servivano tutte queste parti – ha chiarito – perché in sostanza dovevamo arrivare dal piano inferiore, dove c’è il fegato, fino a quello superiore, dove c’è il cuore, e l’abbiamo fatto usando tutta la vena retroepatica e parte dell’atrio destro del donatore per collegare il fegato in continuità al cuore”, perché nella piccola paziente la vena cava inferiore era del tutto trombizzata e ostruita tra le vene renali e l’atrio destro del cuore. E c’era anche fretta: meno di un mese per trovare il donatore, operare e riprendere i farmaci”.
“Perché per questo tipo di tumori le terapie oncologiche possono essere sospese per non oltre mese” ha chiarito Romagnoli.
Il fegato giusto è stato fortunatamente trovato in pochi giorni in Germania, dov’era deceduto un bimbo, e prelevato grazie all’impegno del Centro nazionale trapianti e del Centro regionale trapianti del Piemonte-Valle d’Aosta, diretto dal professor Antonio Amoroso.
La ripresa della piccola paziente è stata ottima. Attualmente la piccola sta procedendo con il recupero post-operatorio presso la gastroenterologia pediatrica.
Il papà della bimba
“All’inizio della malattia – ha affermato il papà della piccola – eravamo disperati, mia moglie piangeva sempre, era quasi senza voce. Adesso, dopo il trapianto, solo uno di noi può starle vicino, per proteggerla ed evitare troppi contatti. Abbiamo risolto il problema più grave, il fegato, ma non è l’unico e proseguiremo le terapie, se non sarà necessario un altro intervento. Ringraziamo di cuore tutti i medici che sono stati accanto a nostra figlia” ha concluso commosso.