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venerdì, Aprile 26, 2024
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Vanella Grassi, domiciliari per Nico Grimaldi: in casa sua il ‘libro paga’ del clan

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Ha ottenuto gli arresti domiciliari nonostante una recente condanna a dieci anni per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio (leggi qui l’articolo). L’inchiesta è quella sulla ‘Nuova Vanella Grassi’ culminata nel maxi blitz dello scorso anno, operazione in cui finì in manette proprio Nico Grimaldi, indicato come un esponente di punta del gruppo. Una posizione di vertice nel gruppo testimoniata dal fatto che quando fu arrestato in casa sua fu trovato il ‘libro paga’ del clan con tutte le ‘mesate’ per gli associati e le quote per le estorsioni compiute dal gruppo. A fargli ottenere i domiciliari le argomentazioni del suo avvocato, Salvatore D’Antonio, che ha convinto il gip che ha così deciso la detenzione domiciliare del giovane. Misura di cui non potrà usufruire però perchè detenuto per la vicenda relativa al sequestro di persona dell’operaio Stefano Pettirosso (leggi qui l’articolo).

L’articolo precedente: L’asse tra tre clan, il racconto del sequestro Pettirosso

«Una volta legatomi mi hanno chiuso dentro un piccolo locale. Su un banchetto davanti a me c’erano un coltello e quatto pistole tutte di colore scuro, una piccola e un’altra di grandi dimensioni. Dopo aver posato coltello e pistole il soggetto con il jeans e il giubbotto di colore grigio mi riferiva queste testuali parole in dialetto napoletano:’Ora ti taglio tre dita e gliele porto a tua madre. Poi se tua madre ha chiamato le guardie con queste pistole ti prendiamo e ti spariamo’. Venivo poi perquisito dal soggetto con jeans e giubbotto grigio che prendeva dalla tasca i 1100 euro. Soldi che avevo prelevato poco prima dal Banco di Napoli più altri soldi che avevo nel portafogli. Un centinaio di euro, lasciandomi solo 5 euro e dicendo testualmente:’Tieni qua stanno 5 euro, li usi domani per farti il panino’. In quel preciso istante avevo conferma di essere rimasto vittima, insieme alla mia famiglia, di un sequestro di persona. I soggetti avevano chiesto un riscatto». Alla fine, dopo una trattativa con la famiglia, i sequestratori, dall’iniziale richiesta di 50mila euro si ‘accontenteranno’ di 40mila euro dalla famiglia dell’operaio. Questa la drammatica testimonianza dell’operaio rapito un anno e mezzo fa.

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