Ztl Lo Russo. Un avvertimento vero e proprio. Scritte e striscioni che negli anni scorsi rimarcavano ancor di più la distanza tra la ‘Miano di sotto’, quella legata agli emergenti dei Balzano-Scarpellini, alla ‘Miano di sopra’ ossia i gruppi ‘eredi’ o ancora legati ai Lo Russo. Quella diatriba, culminata in una vera e propria faida era stata segnalata da Internapoli nel 2018 (leggi qui l’articolo) e oggi, con la nuova operazione contro il clan Licciardi, emergono nuovi particolari dalle carte dell’inchiesta. Nelle oltre 400 pagine dell’ordinanza particolare rilievo viene dato ad Antonio Bruno ‘Michelò’, reggente dei Licciardi per il Don Guanella. Il suo ruolo apicale viene analizzato in particolare quando viene scelto da Maria Licciardi come suo referente per risolvere il contrasto creatosi all’interno del clan dei Mianesi tra Filomena Lo Russo e il gruppo riferibile a Matteo Balzano. Il 17 maggio 2018 Mena Lo Russo si presenta presso l’abitazione di Bruno per parlare dei contrasti sorti con Balzano. Dalla conversazione si evince che Bruno era già intervenuto presso quest’ultimo, mediazione che, secondo la donna, non aveva però sortito alcun effetto perché i comportamenti intimidatori nei confronti della sua famiglia non sono cessati. In particolare la donna racconta che Maria Licciardi le aveva riferito dell’incontro avvenuto tra lo stesso Bruno e gli esponenti del gruppo Balzano che sembravano aver preso atto della distinzione tra i Lo Russo pentiti e i Lo Russo non pentiti, motivo per il quale la Licciardi, alla domanda di Mena Lo Russo se potesse far ritornare a Miano suo nipote, che a causa di questi contrasti si era allontanato dal rione, l’aveva tranquillizzata dicendo che ora “è tutto apposto”. La donna racconta a Bruno cosa è avvenuto al nipote:«Allora, voi la sapete la discussione, prima hanno picchiato a Peppe mio nipote; gli hanno dato due schiaffi per senza niente (senza motivo). Poi il fatto della casa di Tonino, cercarono diecimila euro
e glieli hanno dati … e poi la zia Maria mi disse che voi parlaste e diceste: “Tutto a posto Mena, non li guardano nemmeno storto, non ti danno più fastidio! Loro fanno la distinzione tra i pentiti e mio padre e i fratelli miei!””Vabbè zia, allora tranquilla, posso far salire a Peppe a Miano?” …. “Mena tutto a posto, se la sono vista i guaglioni, tutto bene!”».
L’incontro tra Mena Lo Russo e Maria Licciardi
Ma evidentemente così non era, se dopo qualche giorno nel quartiere, sulla macchina della madre di Mena Lo Russo e sui muri, apparivano scritte che facevano riferimento al pentimento di alcuni dei capi della famiglia Lo Russo (“Ztl Lo Russo”) e, quindi, Mena Lo Russo riteneva che l’intervento di Bruno non avesse risolto la questione. Questo suo pensiero la donna lo ribadisce anche a Maria Licciardi la quale le spiega di avere le mani legate in quanto “già erano intervenuti quelli là, stanno loro in mezzo” alludendo appunto all’intervento di Bruno. Dopo questa conversazione Mena Lo Russo spiega a Bruno quali potevano essere le conseguenze se il padre, venendo a sapere quanto stava accadendo, avesse deciso di collaborare con la giustizia: «Io sono andata sopra dalla zia Maria
stamattina, perchè le ho detto: “Zia io non voglio sbagliare! lo tengo rispetto per te perchè
so tu quanto vuoi bene a papà!”, lei ha detto: “Mena a zia, questo è il rammarico mio. Non
è! perchè mi giocherei Giuseppe mio nipote, ma lo hai pensato che se tuo padre domani
mattina fecesse un colpo di testa! Giustamente! Non è! Mi giocherei mio nipote Giuseppe!
So che tuo padre a Giuseppe me lo darebbe indietro! …” perchè senza offesa stiamo
proprio di altra…un’altra qualità di uomini !… “Ma lo hanno pensato questo, che se tu vai
al colloquio, oppure se ti arrestano a te, o se ti uccidono a te, quello che potrebbe
succedere?». Mena, in sostanza, nel richiedere nuovamente l’intervento di Antonio Bruno si diceva pronta, se questi non fosse riuscito a fermare le rappresaglie nei suoi confronti, ad armarsi ed agire lei in prima persona, correndo anche il rischio di andare in carcere. Ma in questo caso avrebbe dovuto prima avvisare il padre riferendogli che i suoi compagni non erano intervenuti (“Però ci sta una condizione, che io poi devo avvisare a papà! Perchè se io poi vado carcerata panà deve sapere che i compagni suoi non gli hanno, non hanno preso le sue parti!”).