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LO SCEMPIO DEL LITORALE DOMITIO-FLEGREO

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di FRANCESCO VASTARELLA



Piante di lecci al posto dei quattro ettari e mezzo di macchia mediterranea cancellati con le ruspe. Lecci per rimediare, subito e purtroppo soltanto alla meglio, allo scempio compiuto sul litorale tra Licola e Cuma, nel cuore della riserva integrale del parco regionale dei Campi Flegrei, territorio di Pozzuoli. Zona superprotetta, sulla carta. Ora, dopo lo scandalo e il sequestro dell’area, una prima risposta della Regione ai devastatori, anzi al devastatore rimasto sconosciuto: sui 45mila metri quadrati nessuno metterà mano, nessuno metterà più piede.
La magistratura, intanto, sta cercando di risalire al responsabile o ai responsabili del misfatto. Sconosciuti, è scritto nella denuncia. Ma qualcuno avrà pur visto passare operai e mezzi. Da qualche parte, magari in una zona già recintata, avranno pur dovuto cercarsi un passaggio i conducenti delle ruspe. Chi li ha reclutati? Sul litorale di Licola molto probabilmente in tanti sanno e non parlano. Non è detto, però, che il silenzio duri in eterno.
Almeno nelle intenzioni, in Regione è stata decisa la linea dura nel corso di un vertice convocato ieri d’urgenza dal dipartimento demanio e patrimonio della Regione. Intorno allo stesso tavolo si sono seduti il coordinatore del settore, Francesco Vitale, il responsabile provinciale del Corpo Forestale, Vincenzo Stabile, i rappresentanti della sovrintendenza ai beni ambientali, i tecnici del settore foreste e agricoltura della Regione.
I lecci, crescendo, nel giro di tre o quattro anni porranno un argine, ma non potranno certo restituire la splendida macchia mediterranea che cresce spontanea nel corso di decenni. La piantagione di lecci sarà attuata oppure finirà nel dimenticatoio come sono finiti nel dimenticatoio gli altri scempi sul litorale domiziano? «No, i lecci li pianteremo subito – risponde Vitale – Posso dare anche i tempi: marzo, non oltre marzo perché altrimenti non si potrebbe più fare e quei quattro ettari e mezzo non possono essere lasciati così. Non possiamo aspettare l’anno prossimo. I lecci, dicono gli esperti, sono piante adatte all’area costiera, crescono bene e rapidamente. In contemporanea c’è la possibilità di rivedere spuntare, purtroppo lentamente, la tipica macchia mediterranea con lentisco e altri arbusti».
L’area oltraggiata è stata scoperta nel corso di un controllo dei tecnici regionali in un vecchio campeggio vicino. La zona devastata era stata abilmente occultata: lungo il perimetro la macchia mediterranea com’era, all’interno arbusti spezzati, viali tracciati con i mezzi cingolati, addirittura dune cancellate con le pale meccaniche e quintali di sabbia rimossi e buttati chissà dove. Un autentico disastro ambientale, non ci sono dubbi, compiuto con il criminale progetto di impossessarsi dell’area per un insediamento turistico o edilizio a pochi passi dal mare. Terra del demanio, terra a costo zero per lo speculatore di turno, l’ennesimo su una splendida fascia costiera saccheggiata negli ultimi venti anni da Cuma a Lago Patria, da Ischitella a Villaggio Coppola e Castelvolturno.
Pezzo dopo pezzo sono scomparse pinete e spuntati palazzi, pezzo dopo pezzo è stata cancellata la macchia mediterranea e sono sorte pseudostrutture turistiche, baracche e stalle per gli allevamenti di cavalli. Qualcuno, poi, ha fatto tutto cercando uno straccio di carta per mettersi in regola: concessioni demaniali utilizzate, grazie all’incuria e agli scarsi controlli, come atti di proprietà.
Nel caos delle competenze e della burocrazia si confondono controllori e controllati, talvolta (nel caso di Licola troppo spesso) la pigrizia e la confusione dei controllori diventa complicità con i predoni. C’è una selva di competenze sulle aree demaniali. Buona parte della pineta di Licola era affidata all’Opera nazionale combattenti, poi passò alla Regione. Ma su questo territorio ogni ente ha qualche cosa da fare o da dire: la sovrintendenza ai beni ambientali, la Capitaneria di Porto, l’ente Volturno, la Forestale, l’aeronautica militare (tra Licola e Varcaturo c’è la base radar). Soprattutto hanno competenza i comuni (Pozzuoli, Giugliano, Castelvolturno), chiamati prima degli altri a segnalare abusi edilizi. Invece, fanno finta di niente e quella che dovrebbe essere una risorsa diventa la tomba della natura.


IL MATTINO 21 FEBBRAIO 2003

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