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lunedì, Giugno 3, 2024
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«PER COLPA DI QUELL’AZIENDA NON VIVIAMO PIU’»

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I residenti di viale Matteotti e via don Minzoni alzano la voce: “Miasmi, allergie e tumori, colpa della ditta di riciclaggio”



Aperta da 12 anni nonostante le ripetute revoche dell’Asl e del Comune: “Non possiamo ne’ parlare nè dormire”





dall’inviato a MUGNANO



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Insonnia profonda, rumori assordanti, tormento infinito. E poi malori, miasmi, allergie, tumori. “Tutta colpa della ditta di riciclaggio”. Mugnano, angolo di viale Matteotti e via don Minzoni. L’incubo di cinquanta famiglie ha la forma di un grosso capannone. “Ge.ma.cri. due srl”. La sigla indica l’azienda che si occupa della raccolta, stoccaggio e riciclaggio di carta, plastica e vetro. “E’ molto più di una ditta, questo è l’inferno” denunciano gli abitanti. Il signor Luigi Ranucci, 54 anni, autista, vive con la sua famiglia proprio sullo spiazzo utilizzato dalla “Ge.ma.cri. due srl” per la lavorazione dei materiali riciclabili. Il balcone della cucina affaccia direttamente sulle balle di carta. “I miasmi emanati dalle sostanze in putrefazioni sono pestilenziali, inondano l’intero abitato e ci sono dei momenti, nell’arco della giornata, in cui non si possono nemmeno aprire le finestre”. Per non parlare dei rumori. “Siamo costretti a chiuderci dentro o a restare per ore lontani da casa: il fracasso dei macchinari è insopportabile” aggiunge la moglie di Ranucci, Vincenza Frascogna, 54 anni anche lei. “Devo seguire il labiale per comprendere i discorsi. Dopo dodici anni, mi hanno infatti accertato una sordità all’orecchio”. Già, dodici anni. Da tanto dura la storia. Il cronista si limiterà a ricordare le ultime tappe di una vicenda infinita, sommerso da una marea di documenti: ordinanze di chiusura, sequestri, petizioni, sopralluoghi, esposti, denunce, inchieste, indagini. Già nel 1997 la polizia chiuse l’attività “perché l’esercizio emetteva polveri della carta ed emissioni gassose” e “perché, mediante la ripetuta movimentazione di autocarri e mezzi meccanici, disturbava le occupazioni ed il riposo delle persone”. Nel ‘98 l’Asl revocava alla ditta l’autorizzazione sanitaria poiché “erano venute a mancare le condizioni igienico- sanitarie per l’esercizio”. Una settimana dopo quel provvedimento, arrivò la rettifica. “Non risultano sussistere le condizioni di inquinamento atmosferico”. Poi, su sollecitazione del Comune, l’autorizzazione fu nuovamente ritirata. E dopo rilasciata un’altra volta su parere favorevole dell’azienda sanitaria locale. Il tam-tam dura dal 1991. Nel frattempo sono stati mobilitati un po’ tutti: Regione, Provincia, Procura della Repubblica, polizia, carabinieri. L’ultimo provvedimento in ordine di tempo porta la data del 19 giugno 2003. “Si dispone la sospensione immediata dell’autorizzazione (…), con finalità di revoca, per gravi violazioni delle prescrizioni”. La firma in calce è quella di Daniele Palumbo, sindaco di Mugnano. “Non hanno mai smesso di lavorare” accusa però il signor Ranucci. “Dov’è lo Stato? E la legge, la magistratura dove sono? Chi ci tutela? Chi c’è dietro questa storia? Da dodici anni nessun magistrato si è degnato di aprire questo benedetto fascicolo. Perché?”.



La sveglia per gli abitanti di viale Matteotti e via don Minzoni arriva puntuale alle sei: gli operai accendono i diesel e fanno riscaldare i motori. C’è una carovana di mezzi tra camion e furgoni che si prepara per la giornata. Il loro buongiorno è fatto di rumore e gas di scarico sotto le finestre delle abitazioni. Per una cinquantina di famiglia la mattina ha il sapore di nafta. E il resto della giornata? “Ancora peggio, lavorano a pieno ritmo”.


Passano gli anni, aumentano intanto le preoccupazioni. “Mia sorella si è ammalata di tumore, è stata costretta ad andare via – spiega la signora Frascogna -. Mio cognato, invece, è stato colpito da una grave malattia alla circolazione sanguigna. Io ho problemi all’udito, mio marito è stato operato tre volte al cuore e all’aorta, un altro inquilino è affetto da una neoplasia. I ragazzi che vivono qui hanno problemi di asma ed allergie. Tutto è cominciato dodici anni fa. Coincidenze?”.


Dal Municipio assicurano che stanno facendo “l’impossibile per risolvere la questione”. Un segnale, è già qualcosa. Per il resto tutto come morto. Ma la gente di via Matteotti vuole vivere, vuole continuare a farlo.

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