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giovedì, Luglio 4, 2024
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Marano, licenze edilizie: il grande scandalo

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Un altro scandalo devastante, l’ennesimo che si abbatte sul Comune, più grande, forse, di quelli riguardanti il Pip, l’asilo nido e l’isola ecologica “fantasma” sulle area confiscate e i danni erariali paventati dal Ministero delle finanze. Anche in questo caso c’è di mezzo la Corte dei conti, che vuole vederci chiaro sui mancati incassi relativi agli oneri concessori e di urbanizzazione. Soldi, tanti, che dovevano entrare nelle casse dell’Ente e finalizzati all’ottenimento dei permessi di costruzione. Licenze edilizie, in pratica. Lo scandalo, non ancora esploso in tutta la sua drammaticità (la Corte indaga sui mancati incassi, ma in questo caso si configurerebbero anche reati di carattere penale) sta comunque assumendo contorni sempre più definiti e dà l’idea del grado di inefficienza ma soprattutto di compromissione con i poteri forti che albergano in alcuni comparti del Comune. Mancati introiti – dicevamo – che configurano un danno erariale per diverse centinaia di migliaia, forse milioni di euro: somme che avrebbero dovuto versare costruttori, palazzinari, privati con gli “agganci” giusti ma mai entrate nelle disastrate casse dell’Ente. Un Comune che oggi è costretto a tagliare servizi e ad aumentare imposte e tasse e che invece, soltanto dai capitoli oneri concessori e canoni idrici, avrebbe (se ci fosse stata la volontà politica) potuto aggiustare i propri bilanci. Le ragioni dei mancati incassi vanno ricercate in una “prassi”, un malcostume di cui, a Marano, soprattutto gli addetti ai lavori, erano quasi tutti a conoscenza. Il meccanismo era semplice quanto efficace e prevedeva almeno due modalità. Ad essere coinvolti – come detto – dipendenti comunali, professionisti del settore edile, tutti sapientemente indirizzati o “tollerati” da politici, funzionari o amministratori. Nel primo caso, espletato l’iter preliminare per l’ottenimento della licenza edilizia, il richiedente, di solito una società a responsabilità limitata, poteva optare per due tipi di soluzioni: pagare in un’unica rata o scegliere la strada della rateizzazione degli importi. Una possibilità, quest’ultima, esperibile però soltanto dietro presentazione di una polizza fidejussoria, escutibile in caso di inadempienza da parte del costruttore o del richiedente della licenza. Effettuato il primo versamento e una volta ottenuta dall’Ente la concessione edilizia, non era affatto raro però che qualcuno “dimenticasse” di perfezionare il pagamento. Compito degli uffici comunali, a quel punto, sarebbe stato quello di sollecitare il completamento dei versamenti o, decorso un determinato lasso di tempo, provvedere al recupero degli importi mai versati attingendo dalle polizze fidejussorie. Procedure che a Marano, specie per certi soggetti, non sarebbero state attuate e che gettano più di qualche ombra sulla validità delle stesse polizze. Su molte di queste, infatti, pare non fossero stati effettuati nemmeno i preventivi controlli richiesti dalla legge. Decaduti i tempi previsti dai regolamenti e quelli contemplati nelle clausole fissate dalle compagnie assicurative, il recupero delle somme dovute all’Ente diviene di fatti un’operazione di difficile se non impossibile applicazione. Come è altrettanto arduo poter agire sul patrimonio personale degli intestatari delle licenze o sugli amministratori delle società costruttrici, molte delle quali messe in liquidazione subito dopo la realizzazione e la vendita dei nuclei abitativi. Si tratta di personaggi di primo piano del panorama dell’edilizia locale che, in ogni caso, rispondono sempre e solo limitatamente al patrimonio sociale della ditta. Nel secondo caso, invece, si procedeva optando per la strada dei pagamenti fittizi. Poche decine, centinaia di euro bastavano (attraverso un meccanismo particolarmente ingegnoso) per accaparrarsi licenze e per risultare in regola con i pagamenti. Operazioni, vere e proprie “trastole” che si verificano anche in altri comuni dell’hinterland, che arricchiscono geometri, architetti, politici, dipendenti pubblici ma che incidono pesantemente sulle casse comunali.

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