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domenica, Aprile 28, 2024
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AULE UMIDE, STUDENTI IN CLASSE COL CAPPOTTO AL

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MARANO – Con il cappotto a scuola. Dove l’inverno è davvero insopportabile. Accade al liceo scientifico “Emilio Segrè” di via Giovanni Falcone, a Marano, un grosso centro urbano alla periferia Nord di Napoli. Benché funzioni l’impianto di riscaldamento, una parte delle aule sono umide e fredde, gli infissi fatiscenti. Si tratta di sei classi, costruite lo scorso anno in aggiunta a quelle già esistenti, per accogliere il numero vertiginoso di nuovi iscritti. Costruite però nella parte più remota dell’edificio, dove, è il caso di dirlo, non “batte il sole neanche a pagarlo”. La temperatura rispetto al resto dell’edificio si abbassa paurosamente. L’ala in questione accoglieva inizialmente tutto il corso C. Poi le vivaci proteste degli studenti che minacciavano manifestazioni di piazza. Ecco quindi arrivare la “pezza” del dirigente scolastico: a turno in quelle aule ci andranno tutte le classi a rotazione. E giù il coro del disappunto collettivo: studenti, professori, genitori.
Ad ammalarsi a turno sono stati un po’ tutti, “alcune classi –prova a riderci su un professore- sembrano lazzaretti”; causa l’umidità che penetra nelle ossa, il freddo pungente, le infiltrazioni di acqua che logorano gli intonaci, scrostano i muri.
Neanche i riscaldamenti riescono a mitigare le condizioni: i termosifoni non sono al massimo della potenza e l’aria calda che dovrebbe riscaldare l’ala fuoriesce in maniera molto debole. Eppure le aule, come l’intero edificio, sono di recente costruzione: possibile che in fase di progettazione non siano stati valutati aspetti così importanti? Errore tecnico o incuria amministrativa? “Questo ‘casermone’ sembra costruito da Topo Gigio” ironizza uno studente del terzo anno. Scherzi a parte, in questo bizzarro inverno 2002 con temperature polari un po’ ovunque, il freddo è davvero intollerabile. “Quelle classi sono state costruite male – polemizza una studentessa del primo anno, Caterina – non entra un raggio di sole. Appesi una volta il cappotto all’attaccapanni, per poi rimettermelo addosso poco meno di mezz’ora dopo. Vi ritrovai le goccioline d’acqua sopra. A terra si forma la rugiada, nonostante i termosifoni”. Peppe di 5 C in una di quelle aule c’è stato per più di quattro mesi: “Ci sono le pozzanghere a terra – dice- si scivola in continuazione. Le mura sono bagnate. Ad una mia amica hanno riscontrato un’infezione all’occhio per l’umidità”. I ragazzi che si addossano ai riscaldamenti sembrano tratti da una scena del libro “Cuore”. E alle parole di minimizzazione della preside fanno eco quelle degli amministratori locali. Intanto la stagione fredda è ancora lunga. L’inverno qui non era mai sembrato tale, ora invece, è anche peggio che altrove.

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