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lunedì, Giugno 3, 2024
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«Hanno rotto il ca… e vanno uccisi». Ecco perché il boss decise di annientare il clan Mallo

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«La malavita è un mestiere se non la sai fare cambia mestiere…come il muratore se non la sai fare devi cambiare mestiere ….E lui, Carlo Lo Russo, è convinto di saperlo fare, a differenza dei giovani. “Io so quando si deve stare in pace e quando in guerra; so che occorre stringere alleanze e accordi per potersi arricchire». Infatti è proprio ciò che stava facendo e avrebbe continuato a fare se la Dda, la polizia e i carabinieri non glie l’avessero impedito arrestandolo insieme con il gruppo di fedelissimi. Nei mesi trascorsi da libero, non molti, il boss soprannominato“Carlucciello” si era incontrato con Maria Licciardi, con i narcotrafficanti degli Amato-Pagano tra cui Ciro Mauriello per Melito, e con “Totore”, figlio di Paolo Di Lauro. Ma aveva anche ricevuto a casa esponenti del clan Cimmino che gli portarono i saluti del ras Luigi, e preso accordi con uomini del clan Contini. I quali, per i buoni rapporti che legano Carlo a Eduardo Contini ed Ettore Bosti, a lui si rivolsero per ottenere la restituzione di beni sottratti da ladri di Miano. Ma le strategie criminali ad ampio respiro di Carlo Lo Russo hanno dovuto fare i conti con alcuni giovani emergenti che hanno fastidio nel Don Guanella, territorio sotto il controllo dei Lo Russo e dei Licciardi, con un accordo per la gestione delle piazze di spaccio della zona. Da ciò lo sfogo del reggente dei “Capitoni” con un amico registrato da una microspia.

“Tu sei sicuro di quello stai dicendo a zio? Dissi: guarda che tu stai abbandonando a due carcerati! Che, chi sono…guarda caso… mio figlio Lellè e Giggiotto! E sono due figli miei… questi due dentro al Don Guanella… …inc… dici: “io non voglio sapere più niente….” io non ci metto niente a zio! Io domani mattina mi mando a chiamare uno della Masseria Cardone qua e dico: dammi 10 mila euro per il Don Guanella! E finiamo di sparare dentro ai balconi, dentro le finestre… (…). Carlo: «Perchè se tu ti vuoi pigliare la coppa mia…».

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I giovani davano fastidio, in particolare, alle piazze di spaccio gestite dai Lo Russo, sparando e spaventando gli addetti alle vendite sulle piazze: Carlo era furioso perché le casse del clan registravano minori “incassi” e c’erano addirittura difficoltà per pagare le “mesate” alle famiglie dei detenuti, prima fra tutte quella del figlio “Lellè”. Carlo Lo Russo sapeva bene chi sono questi fastidiosi emergenti e decise che dovevano essere eliminati: “Hanno rotto il cazzo e vanno uccisi”.

Ma Walter Mallo, Paolo Russo,Vincenzo Danise e gli altri fedelissimi se la sono cavata sfuggendo a due agguati, trovando la salvezza secondo gli inquirenti con l’arresto a maggio scorso. Per i suoi uomini del gruppo di fuoco, esposti a rischi nel compiere agguati, la “mesata” era più elevata della media: circa 5-6000 euro al mese. Stipendi da manager, i manager della camorra.

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