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Ville e palazzi: addio ai boss, arriva la Provincia

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GIUGLIANO. L’approccio è sociologico: liberare la gente da quella soggezione che prende al cospetto delle opere della camorra; arrivare a capire che la villa, la piscina, il palazzo non sono – non più – del boss ma della comunità è come concludere un percorso rivoluzionario che porta diritti alla consapevolezza che la camorra si può battere. È questa la traccia su cui lavora il consorzio Sole, il patto tra i comuni dell’area metropolitana, per insediare negli immobili confiscati alla camorra attività sociali. E così, in una villa bunker di Giugliano, grazie al finanziamento di cinque milioni di euro del Pon sicurezza sarà insediata la facoltà di Scienze motorie dell’università Parthenope; accanto, un centro sportivo polivalente e un presidio della guardia di finanza. «Dobbiamo fare in modo che la confisca e il riutilizzo dei beni non sia solo un fatto straordinario, ma ordinario – ha detto il presidente di Libera Luigi Ciotti – Senza legalità non c’è sviluppo che è cultura, prevenzione, percorso educativo, interventi che danno dignità alle persone». Parte da questa premessa la convenzione tra l’associazione Libera e il consorzio Sole presentata nella sede della Provincia di Napoli nel corso della conferenza «Dai segni del potere al potere dei segni». «Dall’inizio dell’anno sono stati sequestrati 170 milioni di euro di beni», ha detto il questore di Napoli Oscar Fioriolli, presente all’incontro al quale sono intervenuti anche il comandante provinciale dei carabinieri Vincenzo Giuliani, il maggiore della finanza Ciro Natale e Lucia Rea che dirige il consorzio Sole. E c’erano anche i sindaci Ferdinando Ambrosino di Saviano, Giosuè De Rosa di Casoria, Nino Daniele di Ercolano, Vincenzo Cuomo di Portici, Francesco Taglialatela di Giugliano, Ferdinando Riccardi di San Giorgio a Cremano; i vicesindaci Giovanni Busiello di Pollena Trocchia e Giovanni Capolongo di Cicciano. Le attività dell’associazione Libera saranno incentrate a sensibilizzare l’opinione pubblica su temi della legalità, ma anche sulle opportunità occupazionali che la gestione dei beni confiscati genera sul territorio, nella definizione di linee progettuali per la gestione e la valorizzazione dei beni. «Il riutilizzo e la riappropriazione di un bene confiscato sono veri segnali di legalità – ha detto il presidente della Provincia Dino Di Palma – I cittadini credono che i beni della malavita organizzata non vengano mai recuperati perché c’è un senso di difficoltà. Riappropriarsi di un bene e poi aprirlo all’utilizzo dei cittadini è una grande scommessa per tutti noi». Una scommessa che Lucia Rea crede sia possibile vincere: «In quelle case, nonostante i provvedimenti di confisca, le famiglie dei boss continuavano a vivere come se nulla fosse accaduto. Noi li abbiamo “sfrattati” perché l’unico modo per combattere la camorra è renderla più povera sottraendogli di fatto un bene».

IL MATTINO 27 LUGLIO 2005

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