«La faida è stata scatenata da noi, e con noi intendo Mariano Riccio, Carmine Cerrato e la Vanella Grassi». Le parole, chiare, sono di Giovanni Illiano, collaboratore di giustizia e riprese da Cronache di Napoli, nello spiegare come si giunse alla terza faida. «Pochi giorni dopo che Abete Arcangelo venne arrestato – spiega ancora Illiano – mi incontrai con Giò Banana (Rosario Guarino) a Napoli, fuori a uno chalet a Mergellina… mi abbracciò e baciò e mi disse: ti devo parlare, perchè sei fidato di Raffaele Amato jr. fagli questa ambasciata: ‘se noi abbiamo fatto tutto questo, non è per mancanza di rispetto verso la famiglia Amato, ma per i guai combinati dal polacco, Mariano, Raffaele ‘ digli che ‘qualsiasi cosa lui è nostro fratello. Appena esce noi ci chiariamo con lui ‘. Amato Raffaele era in carcere ma io ero in grado di comunicare con lui. “Io rimasi in contatto con amato Raffaele jr fino e riuscii a dirgli: ‘ho incontrato O lentuorno a ‘nzalata».
«E’ il modo – spiega Illiano – di chiamare gli esponenti della Vinella, perché quando ci recavamo alla Vinello andavamo sempre a mangiare la carne bollita in insalata. Raffaele Amato voleva capire e gli mandai un pizzino su cui era scritto che Gio Banana era sempre legato a noi». Amato Raffaele rispose con un pizzino nel quale c’era scritto «se ci vogliono bene veramente, io mi fido solo di tè, se esco metto io stesso nel cesso la mia famiglia». «Guarino mi disse che sul pizzino era scritto che io avrei dovuto diventare il referente di Melito e Mugnano una volta che ce li fossimo presi e che qualsiasi discorso inerente la famiglia Amato doveva svolgersi alla mia presenza».
