LA PRODUZIONE NELL’HINTERLAND
GIUGLIANO – Pure quest’anno, le albicocche in provincia di Napoli, secondo gli ultimi dati statistici regioni dell’anno in corso, sono al primo posto per la superficie investita e per produzione con un raccolto di quintali 489200mila. Persi, però, i primati delle mele annurche e delle pesche conquistati dalla provincia di Caserta che occupa il secondo posto con 115855 quintali di albicocche contro i 708381 quintali prodotti in Campania che detiene il primato nazionale per regioni.
Le aree agrarie dove in provincia di Napoli si producono più albicocche sono quelle del giuglianese dei Campi Flegrei la reale vesuviana tipiche sia per la produzione di consumo fresco come per quello ad uso industriale di trasformazione in marmellate. Per la parte economica l’albicocco provvede, in buona parte, alla costituzione del reddito generale agricolo. Per questi meriti e per quelli di qualità tipica è inserito nel «Igp» come «l’albicocca vesuviana». L’albicocco è originario della Cina e, secondo Vincenzo Forte, esperto frutticoltore, giunse in occidente nel 327 a.C. durante le invasioni di Alessandro Magno. Nel 1500 dell’albicocca ne fa ampia divulgazione lo scienziato partenopeo Giovan Battista della Porta indicandone i metodi di coltivazione che divise in gruppi varietali.
In definitiva ,Forte scrive che è molto probabile che il frutto abbia trovato la sua prima zona di coltivazione sulle falde del Vesuvio dove tutt’ora si produce per le favorevoli condizioni. L’albicocco è un prodotto di nicchia che meriterebbe maggiore attenzione da parte dei produttori pure se negli ultimi anni le gelate primaverili hanno provocato danni ingenti assottigliandone il ricavo. La scarsa qualità della frutta raccolta, quella sfuggita alle intemperie, non offrì prezzi comprensivi del lavoro e del guadagno.
ACHILLE IACCARINO – Il Mattino 4 gennaio 2003
