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venerdì, Aprile 26, 2024
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Ancelotti: «Attacco poco brillante solo oggi». Ma non è così, lo dice il campo

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«Un Napoli non all’altezza. E’ stata condizionata da due disattenzioni, poi abbiamo cercato di recuperarla, ma il Milan era molto chiuso e noi non molto brillanti. Abbiamo avuto alcune possibilità, ma era difficile penetrare considerando che non c’è la brillantezza di scardinare la difesa del Milan. Il problema del non segnare – dell’attacco – esiste e va risolto». Si può riassumere così il momento peggiore del Napoli – fin qui -. Con le parole del mister stellato, chiamato per provare un salto di qualità solo sfiorato la scorsa stagione. Ad oggi, però, va preso atto che due obiettivi su tre sono già persi: lo Scudetto e la Coppa Italia. Il problema serio di questo Napoli, però, non sono tanto gli obiettivi mancati. Ci sono pur sempre anche gli avversari che se la giocano al massimo delle loro possibilità. Il vero problema di questo Napoli è l’identità che, ad oggi, semplicemente non si sa ancora quale sia.

L’attacco del Napoli è sterile da molte partite, non da ieri sera

Nella prima parte di stagione, sia in campionato che nel girone di Champions League, si era apprezzato un particolarissimo ibrido perfetto tra passato e presente. Un mix letale tra 433 sarrista e 442 ancelottiano. Il Napoli riusciva ad essere costantemente imprevedibile perché camaleontico. Al netto dei passi falsi contro la Samp a Marassi e contro la Juventus allo Stadium, il Napoli non aveva steccato alcuna partita. Le prestazioni erano state di assoluto livello, senza alcun dubbio. Più volte, i cambi di modulo in mezzo al rettangolo verde stordivano gli avversari più della rotazione spinta dei giocatori. Rotazione che risultava importante a mantenere alte le motivazioni e le prestazioni di tutti – o quasi – i calciatori in rosa. Ne risultava un Napoli aggressivo e granitico, ostico e spigoloso al tempo stesso. Le vittorie inanellate erano frutto di prestazioni di spessore di una squadra con un’identità chiara, almeno ai giocatori e all’allenatore. Oggi, dopo la cocente sconfitta contro il Milan a San Siro, ci si chiede, appunto, dove sia finita quell’identità.

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Probabilmente, non è un caso che i problemi degli azzurri siano emersi quando si è deciso di abbandonare la via dell’ibrido, a vantaggio dello statico 442. Il gioco d’ampiezza, da solo, non garantisce il rendimento offensivo che, invece, era naturale conseguenza quando era impostato in modo dinamico. Non lo diciamo noi osservatori, lo dice il campo. Al netto della roboante vittoria casalinga contro un Frosinone colabrodo, il Napoli statico ha collezionato prestazioni sostanzialmente anonime e spesso soporifere. Le vittorie sono arrivate, certamente. Ma di misura. Nonostante gli avversari non di prima fascia. Contro il Genoa a Marassi, pareggio a reti bianche contro il Chievo in casa, vittoria di misura a Bergamo. Poi, ancora di misura a Cagliari, di misura in casa contro la Spal e contro il Bologna. Il raggio di luce che ha illuminato il San Paolo è la sfida casalinga vinta – a sempre di misura – contro la Lazio: un risultato bugiardo generato da tre pali colpiti dagli azzurri a portiere battuto. In mezzo, la sconfitta contro l’Inter a San Stefano. Poi, di nuovo il buio. 0-0 a San Siro, poi, il nulla cosmico di ieri sera.

La soluzione è il Napoli della prima parte di stagione

Ancelotti mente sapendo di mentire, non possiamo dire altrimenti. Il Napoli ha un problema e non solo da ieri sera. Ce lo ha dall’11 di novembre, al netto di qualche sporadica ottima prestazione (il 3-1 casalingo contro la Stella Rossa e il pareggio interno contro il Psg). La sterilità e l’inconsistenza della manovra offensiva dipendono dalla confusione tattica in campo. Che genera frustrazione nei giocatori che, puntualmente si fanno ammonire. Non riescono ad esprimersi al meglio delle loro potenzialità. L’esplosione di Arek Milink, purtroppo per il Napoli, fa il pari con il ridimensionamento di Lorenzo Insigne e di Dires Mertens. Gli acuti di Fabian Ruiz si affiancano alla scomparsa qualitativa di Piotr Zielinski e, da ieri sera, di Allan. Una soluzione, però, c’è sempre. No, non si può sperare nel mercato di riparazione e, alla fine, nemmeno in quello estivo. La gestione De Laurentiis è chiara in merito. La soluzione, dunque, è da ricercare guardando ai calciatori che vestono già la maglia del Napoli. La prima parte di stagione grida vendetta e reclama il suo ritorno. Da ieri sera, lo fa anche anche tutta la Napoli che tifa Napoli.

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