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mercoledì, Maggio 1, 2024
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Bimbi dimenticati e morti nelle auto, parla Andrea: “Nicolas come mio figlio Luca, si poteva evitare”

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È arrabbiato, Andrea Albanese. Sono passati quasi cinque anni dal giorno in cui dimenticò suo figlio chiuso in auto, sotto il sole, a Piacenza.

«L’ho appena saputo… questa volta non aspetterò di essermi calmato, voglio subito esprimere tutta la mia RABBIA verso chi ha sempre sottovalutato questo problema, verso chi POTEVA evitare questa ulteriore tragedia!!!»: è uno sfogo amarissimo quello di Andrea Albanese, che appena ha letto la notizia del bambino morto in auto, abbandonato a Pisa dal papà inconsapevole, ha scritto un post su Facebook annunciando di voler chiudere il gruppo «Mai più come Luca». Era lui, il papà di Luca, e lui sa benissimo per averlo provato sulla propria pelle, quale possa essere l’angoscia di lasciare un figlio in auto e ritrovarlo morto: il 4 giugno del 2013 dimenticò in auto sotto il sole per nove ore il piccolo Luca, due anni. Indagato inizialmente per omicidio colposo, Albanese è stato poi assolto dal tribunale in base a una perizia che lo giudicò «incapace di intendere e volere» poiché colpito da «amnesia dissociativa». È per questo che si era fatto promotore di un disegno di legge per evitare che la stessa sorte capitasse ad altri bambini innocenti: aveva presentato un emendamento che avrebbe resto obbligatori i sistemi anti abbandono in auto, «ma quel provvedimento fu stralciato dalla manovra di bilancio per estraneità della materia…», ricorda ora triste e arrabbiato.

«La politica lontana dai problemi reali»

Secondo Andrea, «la politica è estranea dai problemi reali, dalla tutela della vita, dai problemi delle famiglie, e questi sono i risultati. Era un provvedimento a costo zero, estraneo alla materia… sono incazzato nero, ogni anno la storia si ripete, sono tragedie evitabili e nessuno fa nulla!!! Ho cercato in ogni modo di svegliare la politica su questo argomento, non c’è stato nulla da fare». Per Andrea, che ha provato in questi anni a trasformare la sua tragedia in una battaglia per tutti i genitori, a tutela dei bambini, «questo gruppo non ha più senso perché non c’è niente da fare… la vita dei bambini non conta nulla per loro».

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