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venerdì, Aprile 26, 2024
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Bimbo ucciso di botte a Cardito, il patrigno killer ora chiede scusa: “L’ergastolo è ingiusto”

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Nel gennaio del 2019 uccise a Cardito un bambino, Giuseppe Dorice, a bastonate. Ora Tony Essobti Badre si pente del proprio gesto (per il quale, assieme al tentato omicidio di una delle sorelline di Giuseppe, è stato condannato all’ergastolo il 9 novembre 2020) inviando una lettera i giudici: «Signor giudice… mi scuso per il tempo che le faccio perdere ma vorrei che lei mi possa aiutare a capire perché ho ricevuto un trattamento così duro. Ho sempre ammesso le mie responsabilità…». L’avvocato Pietro Rossi, legale di Badre, chiederà che tale lettera possa essere letta in aula durante il processo di secondo grado davanti alla Corte di Assise di Appello di Napoli (seconda sezione).

Badre ribadisce, come fatto anche in primo grado, che non era sua intenzione uccidere il bimbo: «…non so cosa è scattato nel mio cervello. È scattato il buio… non volevo la morte di Giuseppe». «L’imputato ha compreso la gravità delle proprie azioni – spiega l’avvocato Pietro Rossi – ma avverte la pena come ingiusta. In effetti la pena dimostra la tendenza punitiva della sentenza che non tiene conto né delle risultanze processuali né della situazione sociale ed umana di un ragazzo che vuole una rieducazione che l’ergastolo non potrà mai dargli».

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Il piccolo Giuseppe ammazzato a Cardito, l’accusa alla mamma: “Ha ucciso il figlio, va condannata per omicidio”

È soddisfatta per l‘ergastolo inflitto al patrigno ma non del verdetto emesso nei confronti della madre. La Procura di Napoli Nord, con il sostituto procuratore Fabio Sozio, ha presentato istanza di appello ai giudici di secondo grado di Napoli, affinché Valentina Casa, la mamma del piccolo Giuseppe, il bimbo ucciso il 27 gennaio 2019 a Cardito, venga condannata, sotto il profilo omissivo, anche per l’omicidio del figlio e il tentato omicidio della figlia. Per la morte di Giuseppe, Tony Essobti Badre, patrigno delle vittime, è stato condannato all’ergastolo, mentre Valentina Casa è stata assolta dall’accusa di concorso nell’omicidio di Giuseppe e nel tentato omicidio della figlia Noemi. Valentina è stata invece riconosciuta colpevole, e condannata a sei anni, per il reato di maltrattamenti commesso verso i figli, in concorso con Badre.

Per i sostituti della Procura di Napoli Nord Fabio Sozio e Paola Izzo, la sentenza, emessa nel novembre scorso, sarebbe illogica e contraddittoria sotto vari aspetti, tanto da preannunciare nell’atto di appello la richiesta di escutere diciotto testimoni, tutti già sentiti in primo grado, dagli ufficiali di polizia giudiziaria che intervennero ai vicini di casa, dal medico legale ai consulenti tecnici, con l’obiettivo di fornire alla Corte un quadro chiaro con prove idonee, peraltro già presentate in primo grado, a condannare la Casa per non aver fatto nulla per difendere i propri figli. Non è improbabile che la Procura, quando ci sarà il processo d’appello, possa chiedere una condanna elevata, se non proprio l’ergastolo, per la Casa.

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