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venerdì, Aprile 26, 2024
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Camorra di Qualiano. I capi del clan De Rosa davano ordini dal carcere attraverso cellulari

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Davano gli ordini dal carcere attraverso cellulari introdotti illecitamente nelle celle, così i Ciccarelli comandavano il neo gruppo, continuazione del clan De Rosa, per le attività illecite sul territorio. Questo uno dei retroscena emersi dall’ordinanza che ha portato all’arresto di di 16 persone.  Erano quasi tutti giovanissimi e avevano preso le redini delle attività illecite sul territorio di Qualiano per conto del clan De Rosa, da cui continuavano a prendere ordini: racket, droga e armi le accuse a carico del gruppo sgominato ieri dai militari della Compagnia di Giugliano in Campania, guidata dal capitano Andrea Coratza, insieme ai colleghi della Stazione di Qualiano, diretta dal maresciallo Pasquale Bilancio, che hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip su richiesta della Procura-Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 16 persone ritenute responsabili dei reati di associazione di tipo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, detenzione di armi clandestine e spaccio di sostanze stupefacenti.

L’indagine, che ha preso avvio in seguito ad alcune denunce di estorsione, è stata condotta, dal settembre 2018 al gennaio 2019, dalla stazione carabinieri di Qualiano e, secondo gli investigatori, ha permesso di dimostrare l’attuale operatività dello storico clan camorristico “De Rosa” che, nonostante veda molti dei suoi esponenti di spicco detenuti, ha continuato ad esercitare il controllo del territorio attraverso nuove “leve” dimostratesi capaci di gestire le attività criminose.

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Il fulcro dell’inchiesta

L’indagine, che ha preso avvio a seguito di alcune denunce di estorsione, è stata condotta, dal settembre 2018 al gennaio 2019, dalla stazione carabinieri di Qualiano e ha permesso di dimostrare l’attuale operatività dello storico clan camorristico denominato De Rosa che, nonostante veda molti dei suoi esponenti apicali detenuti, ha continuato ad esercitare il controllo del territorio attraverso nuove “leve” dimostratesi capaci di gestire le attività criminose. Le articolate investigazioni, svolte attraverso attività tecniche e tradizionali, hanno permesso la costruzione di un impianto probatorio che ha, in particolare, dimostrato: la compartecipazione degli indagati al gruppo criminale capace di affermare la propria egemonia mafiosa sul territorio, anche attraverso la repressione violenta dei contrasti interni, la creazione di forme di cooperazione con altre organizzazioni ed il controllo di tutti i traffici illeciti; la commissione di estorsioni ai danni di imprenditori e commercianti della zona, per le quali veniva utilizzata anche violenza fisica nel caso in cui la vittima non avesse inteso pagare; il controllo del traffico di droga e della gestione delle piazze di spaccio sul comune di Qualiano; la caratura delinquenziale e la protervia dell’associazione che aveva nella propria disponibilità armi e ordigni esplosivi, utilizzati per atti intimidatori nei confronti delle vittime di estorsione, oltre che per spedizioni punitive nei confronti di coloro che non intendevano adeguarsi alla nuova reggenza.

I nomi

 Domenico Di Palma, 20 anni; Mariano Aporta, 24 anni; Luca D’Alterio, 20 anni; Christian Sigillo, 20 anni; Vincenzo Denza, 24 anni; Aldo Buro 31 anni; Vincenzo Conte 30 anni; Gennaro Marra, 24 anni; Francesco Ferrigno, 22 anni; Francesco Accetta, 25 anni; Davide Bevilacqua, 24 anni; Agostino Ciccarelli, 56 anni; Raffaele Palma 34 anni; Giovanni Ciccarelli, 36 anni; Antonio Bevilacqua, 34 anni; Raffaele Guerra, 20 anni.

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