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sabato, Aprile 27, 2024
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Campi Flegrei, parlano i ricercatori campani: “Il suolo si solleva perchè…”

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Nuovo modello empirico riguardante il fenomeno del bradisismo flegreo. Messo a punto dai ricercatori dell’università della Campania Luigi Vanvitelli, dell’Institut de Physique du Globe di Parigi e dell’Ingv di Napoli, è stato pubblicato su Scientific report del gruppo Nature.

Il modello proposto, basato su dati raccolti per decenni, ha donato una nuova immagine agli scenari catastrofici legati al bradisismo flegreo, pur considerando ancora l’area ad alto rischio vulcanico. Al centro dello studio il sollevamento in atto da circa 15 anni. Il team ha analizzato 37 anni di dati geochimici relativi alle fumarole di Solfatara e Pisciarelli e dati geofisici di deformazione del suolo. Tra il 1983 e il 1984, secondo i ricercatori italiani e francesi, gli alti tassi di sollevamento erano compatibili con una intrusione magmatica superficiale, cioè a 3/4 chilometri sotto la crosta terrestre, mentre il fenomeno attuale, iniziato nel 2003 circa, è caratterizzato da tassi di sollevamento molto più bassi ed è probabilmente dovuto non a intrusioni magmatiche, ma all’arrivo dei gas magmatici provenienti dal serbatoio principale che è a 8 chilometri di profondità.

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“I dati geochimici indicano chiaramente che tra il 1983 e il 1984 fossero presenti tutti gli elementi coerenti con una migrazione di magma, cosa che non si evince dall’andamento dei dati dal 2000 a oggi. Questo escluderebbe per l’attuale bradisismo, l’ipotesi di emersioni di magma in superficie” – ha dichiarato Roberto Moretti, docente all’Istitut de physique du Globe di Parigi.

“Dal punto di vista dei dati geochimici – ha spiegato Giuseppe De Natale, dirigente di ricerca Ingv – l’osservazione più importante finora trascurata è che l’andamento del sollevamento dal 2003 a ora è speculare rispetto all’abbassamento registrato tra il 1984 e il 2003. In pratica, lo stesso fenomeno che ha prodotto abbassamento, oggi sta agendo in maniera opposta, recuperando quindi una quota vicino a quella raggiunta nel 1984. E’ chiaro quindi che, anche dal punto di vista dell’ evidenza geofisica, il meccanismo di sollevamento attuale non può essere una migrazione di magma verso la superficie ma deve essere della stessa natura di quello che ha prodotto nel ventennio precedente l’abbassamento del suolo”.

“Il magma fisicamente non può discendere i condotti una volta salito in superficie – ha precisato Moretti – “Siccome l’abbassamento del suolo dal 1984 al 2003 è stato prodotto verosimilmente della diminuzione della pressione dell’acquifero superficiale, precedentemente rigonfiato per iniezione di fluidi profondi che hanno amplificato la deformazione prodotta dall’ iniezione magmatica, l’ipotesi più verosimile che il sollevamento attuale sia causato dalla risalita in superficie dei gas magmatici provenienti dal serbatoio profondo che hanno innalzato la temperatura del sistema, seccando completamente la parte bassa degli acquiferi superficiali. Questi gas risultano caratterizzati da un contenuto di anidride carbonica significativamente superiore al passato proprio perchè rilasciati dal magma profondo”– ha concluso.

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