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martedì, Aprile 30, 2024
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Infiltrazioni camorristiche a Caivano, sciolto il Comune

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Il Consiglio dei ministri, a quanto si apprende, ha deliberato lo scioglimento del consiglio comunale di Caivano. Sono stati nominati tre commissari.

Lo scorso 10 ottobre a Caivano, San Marcellino, Aversa e altri luoghi, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Castello di Cisterna hanno dato esecuzione a un decreto di fermo (a carico di 9 soggetti), emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, nei confronti di altrettanti indagati ritenuti gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di associazione di tipo mafioso, estorsioni aggravate dal metodo mafioso, corruzione ed altro aggravati dalla finalità mafiose. Le indagine e i provvedimenti hanno coinvolto anche alcuni esponenti della precedente amministrazione del Comune di Caivano.

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LA DECISIONE DEL GIUDICE SU CAIVANO

Giovedì scorso il gip di Napoli Nord Raffaele Coppola ha convalidato i nove fermi emessi dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli e notificati lo scorso 10 ottobre dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna. Per tutti gli indagati è stata emessa la misure cautelare del carcere. Le accuse contestate dalla Procura di Napoli agli indagati – tra esponenti di un gruppo camorristico locale, ex amministratori pubblici e funzionari comunali – sono, vario titolo, associazione di tipo mafioso, estorsioni aggravate dal metodo mafioso e corruzione, aggravati dalla finalità mafiose. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Fioravante De Rosa, Rocco Spina, Mirella Baldascino, Paolo Sperlongano e Claudio Castaldo.

I destinatari delle misure cautelari sono invece l’ex assessore comunale di Caivano Carmine Peluso l’ex consigliere comunale Giovanbattista Alibrico, l’esponente politico Armando Falco, insieme con il tecnico comunale Martino Pezzella e il dirigente comunale Vincenzo Zampella. Gli altri destinatari dei provvedimenti sono Raffaele Bervicato (ritenuto uomo di fiducia del boss locale Antonio Angelino), Raffaele Lionelli (ritenuto colui che recuperava e custodiva armi e che gestiva le estorsioni e il welfare per i detenuti) Domenico Galdiero (indicato come colui che si occupava tra l’altro delle estorsioni) e Massimiliano Volpicelli, indicato come incaricato di attuare le direttive di Antonio Angelino

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