Era in possesso, tra Firenze, Perugia e Torino, di ben 46 password di altrettanti magistrati inquirenti, tra cui anche quelle dei procuratori di Perugia e di Firenze.
La circostanza emerge dagli approfondimenti investigativi eseguiti dalla Procura di Napoli sulle informazioni acquisite e analizzate dagli inquirenti nell’ambito dell’indagine sulle incursioni dell’hacker siciliano 24enne Carmelo Miano arrestato tra l’altro con l’accusa di avere violato i server del Ministero della Giustizia.
Già nel 2021 la Guardia di Finanza sospettava di lui, perché dedito all’attività illecita sul dark web. Oltre a gestire Black Market, svolgeva attività illecita estorsiva nei confronti di vittime di hacking e riciclaggio di criptovalute.
Infatti, già nel corso dell’attività̀ di perquisizione della Guardia di Finanza nel 2021 e successivamente dall’esame tecnico dei dispositivi posti in sequestro, emergeva chiaramente la forte attitudine di Carmelo Miano all’informatica e all’hacking. Nelle sue abitazioni era stato rinvenuto un ingente quantitativo di tool e software per l’hackeraggio.
Miano, per nascondere il proprio IP e quindi per nascondere la propria reale identità, ricorreva all’utilizzo di software e piattaforme di VPN (Virtual Private Network) e VPS (Virtual Private Server).
In particolar modo, utilizzava una specifica piattaforma di VPS che ricorre in quasi tutte le campagne di attacco contro le infrastrutture della Guardia di Finanza nonché dall’analisi dei dispositivi posti sotto sequestro a Miano Carmelo già nel 2021.