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sabato, Novembre 9, 2024
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Convegno a Giugliano su beni confiscati, l’assessore Morcone: «Alcuni sindaci devono fare di più»

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«Per dare un calcio a una storia di camorra è importante rottamare tutto ciò che la rievoca. Questa struttura in cui oggi ci troviamo e da anni divenuta cuore pulsante di importanti progetti rivolti a persone svantaggiate viene ancora indicata come ‘ex parco Rea’, viene ancora indicata come qualcosa appartenuta a chi l’ha fondato e che poi è finito nel mirino della magistratura perché vicino alla malavita organizzata. Questo rievocare il nome ‘ex parco Rea’ sembra voler nobilitare la persona, e la sua storia, dalla quale invece questo territorio deve affrancarsi. E, allora, lancio una proposta al sindaco di Giugliano: apriamo un concorso alla collettività per dare un nome nuovo a questo complesso, dargli una propria identità e pubblicizzare così al meglio ciò che si fa qui che spesso resta sommerso».

Giovanni Leonardi, presidente della cooperativa sociale ‘Mondo in Cammino’, chiude con una proposta che sa di novità e di legalità il convegno dal titolo «L’inclusione come occasione di riscatto. Dall’illegalità all’integrazione, un ponte di speranza per il futuro», tenutosi questa mattina – lunedì 19 dicembre 2022 – nel centro polifunzionale ‘Il Girasole’, palazzina inserita in quello che fu il ‘parco Rea’, sequestrato alla fine degli anni Novanta dalla Finanza e poi divenuto oggetto di confisca e (in larga parte) di riutilizzo.

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Nel centro polifunzionale ‘Mondo in Cammino’, realtà consolidata che opera dal 2002 nel settore delle politiche in favore delle persone maggiormente vulnerabili, ha dato vita a diversi progetti finalizzati all’orientamento e alla formazione professionale di persone diversamente abili, all’accoglienza e all’inserimento nel mondo del lavoro di madri scappate da contesti di violenza; all’accoglienza e alla tutela di minori a rischio; all’accoglienza di giovani immigrati. Una storia di impegno sociale che ha scandito il convegno cui hanno partecipato numerosi esponenti delle istituzionali e che ha dato l’occasione per fare il punto sul reimpiego dei beni confiscati alla camorra e sull’impegno delle cooperative sociali per sostenere e supportare fasce deboli.

Il consigliere regionale Bruna Fiola, presidente della I commissione (competente anche per le Politiche sociali), ha sottolineato l’importanza del ruolo del terzo settore, ammettendo che esso «riesce a sopperire anche le mancanze della comunità» e riesce ad arrivare laddove le istituzioni non riescono. L’inclusione delle persone maggiormente vulnerabili, per Fiola, è il tasto sul quale si deve battere. «Dobbiamo partire dalle nuove generazioni e andare nelle scuole e dovremmo parlare di rispetto dell’altro, di amore, di non diversità – ha aggiunto – Pensiamo a quei bambini con disabilità che organizzano delle feste e nessun genitore porta i propri figli, dobbiamo insegnare ai bambini e rieducare gli adulti». Quindi Fiola ha evidenziato l’importanza del riutilizzo positivo dei beni confiscati alla camorra: «Progetti come quelli presentati questa mattina portano una speranza ai nostri ragazzi. E’ importante che i nostri ragazzi sappiano che un bene che prima apparteneva ad una parte marcia, al cancro della società, può essere riutilizzato per dare una speranza ai nostri bambini. In questo modo alle nuove generazioni si fa capire che la strada da seguire non è della malavita ma è riappropriarsi di quei beni che sono stati sottratti alla comunità».

L’assessore regionale alla Sicurezza Mario Morcone ha ricordato che la Campania è «leader del riuso e della valorizzazione dei beni confiscati» ma ha precisato che «ci sono tante situazioni che ci piacerebbe veder decollare e vedere qualche sindaco un po’ più impegnato in queste attività che sono un valore». Quindi ha lanciato un appello alla collettività e a tutte le forze politiche: «La Campania è stata capace di mettere in atto un grande impegno nei confronti di un territorio che ha subito ferite profonde. In particolar modo nella parte della città metropolitana e Caserta. È un percorso su cui dobbiamo lavorare ed insistere con l’aiuto di tutti voi perché è un modo di riappropriarsi per i cittadini di pezzi di territorio di economia, di speranza, d’impresa che erano stati sottratti con il sopruso e con la violenza ma è anche un modo per far maturare dei concetti e un senso di appartenenza alla collettività che davvero costruisce un futuro diverso». «Il riuso e la valorizzazione dei beni – ha concluso l’assessore Morcone – sono una leva importante anche dal punto di vista economico, dell’innovazione, dei posti di lavoro per i nostri giovani, una serie di opportunità che non possono essere tralasciate».

Il sindaco Nicola Pirozzi, da sempre impegnato per riconsegnare alla collettività beni appartenuti alla criminalità organizzata, ha posto l’accento su alcune iniziative condotte dal Comune per riconsegnare alla collettività beni confiscati alla camorra: «Noi abbiamo messo a bando (è scaduto verso la fine di settembre) 3 ville confiscate in zona costiera, un bene a via Innamorati e un altro lo abbiamo già assegnato ai rifugiati dell’Ucraina. Siamo uno dei pochi comuni che ha dato un bene confiscato a chi vive un momento di grande difficoltà come la guerra. Quattro beni a breve verranno ridati alla commissione e gli uffici provvederanno ad assegnarli al terzo settore così come è stato fatto molti anni fa con Giovanni che ha creato questa bellissima realtà». Pirozzi ha però ricordato che spesso «non è facile assegnare i beni confiscati a causa di difficoltà di carattere burocratico e amministrativo e per la carenza cronica di personale. È un problema enorme che abbiamo nelle amministrazioni comunali. E maggiormente per una città importante, grande e difficile come Giugliano, un territorio di 94km quadrati, 130mila abitanti, ha solo 180 dipendenti».

Sul tema dei beni confiscati è intervenuta anche Francesca Capuano, referente di Libera: « Un bene confiscato crea lavoro. Un bene confiscato restituito alla collettività, inteso come processo formativo, progetto comune, per restituire il bene che è una risorsa in tutto e per tutto, per creare coesione sociale. Facciamo rete affinché il bene confiscato sia dato alla collettività».

La psicologa psicoterapeuta Evelina Di Pineto dell’associazione ‘Le Kassandre’ e il professore Alessandro Pepino, docente dell’Università Federico II e delegato del Rettore alla Disabilità e ai disturbi specifici dell’apprendimento, hanno invece posto l’accento sul sostegno alle donne vittime di violenze e alle persone diversamente abili, ambiti di competenza di ‘Mondo in Cammino’ e oggetto di progetti all’interno del centro polifunzionale ‘Il Girasole’.

La dottoressa Di Pineto ha sottolineato l’importanza dell’indipendenza economica per una donna al fine di lasciare la casa dove si consumano le violenze: «La forma di violenza più subdola è quella economica. E’ quella più difficile da intercettare. La dipendenza economica è un forte deterrente per permettere alle donne di uscire da contesti violenti. L’anno scorso abbiamo attivato una raccolta fondi per permettere alle nostre utenti di usufruire di corsi professionalizzi da poter spendere in percorsi di lavoro». «La violenza domestica ha un escalation: si parte dal conto cointestato fino a che viene data la paghetta. Anche in fase di separazione vediamo altra violenza quando alle donne vengono negati gli assegni familiari per i figli. L’indipendenza quindi è importantissima», ha concluso.

Sul tema delle disabilità e dell’inclusione socio-lavorativa, il professor Alessandro Pepino ha strigliato le imprese e il mondo universitario: «Nel 2000 gli studenti con disabilità e le segreterie rifiutavano le iscrizioni. Non c’era alcuna speranza. L’università era il sinonimo dell’esclusione. Poi la legge 1799 ha fatto un grande passo in avanti perché ha creato un punto di responsabilità che è il delegato. Oggi noi come Università Federico II abbiamo fatto un gran lavoro rivolto all’inclusione: abbiamo fatto partire una formula di tirocinio garanzia giovani. Noi siamo andati avanti, ma le imprese sono rimaste ferme. Io ricevo sistematicamente richieste da parte delle aziende ma quando si comincia a parlare di trovare persone che hanno la 104, le invalidità (fino al 45%), che consente all’azienda di colmare le quote di legge e non prendere multe siamo tutti amici. Quando comincio a dire che abbiamo la persona laureata che è ipovedente, cieca, ecc. che ha un titolo di studio e quindi ha il diritto di lavorare, spariscono le aziende. Pensate che i progetti le misure e i progetti di garanzia giovani per persone disabili sono partite solo per le università. Nessuna azienda ha fatto partire un progetto di tirocinio. Progetti in cui la Regione pagava il tirocinio, nel quale io mettevo le persone con disabilità e le accompagnavo per la formazione, per il sostegno, per l’affiancamento, per la sensibilizzazione, niente. Il responsabile di Confindustria ha bannato il mio numero perché cercavo di chiamarlo».

Il presidente della cooperativa ‘Mondo in cammino’, Giovanni Leonardi, ha quindi rivolto un appello alle istituzioni: «Gestire realtà come questa richiede grande impegno e sacrificio. Richiede grandi competenze. Chiedo dunque a chi ci governa di tener presente che nei posti di gestione, dove ci sono i servizi sociali, vanno messe sempre persone di alto profilo professionale, di competenza. Perché quando chi si rivolge, in particolare ai servizi sociali, a persone che non hanno persone di competenza, diventa una violenza».

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