[nextpage title=””]”A distanza di quasi venti anni Gelsomina Verde sta ancora aspettando che le venga riconosciuto lo status di vittima innocente della camorra, è morta per non avere collaborato con la criminalità organizzata che per questo l’ha uccisa”. Sono più arrabbiati che addolorati Anna Lucarelli e Francesco Verde, madre e il fratello di Gelsomina Verde, presenti oggi in tribunale a Napoli insieme con il loro avvocato, Liana Nesta, per il processo che vede sul banco degli imputati le due persone che, secondo la DDA di Napoli, prelevarono la ragazza prima che venisse assassinata nell’ambito della prima faida di Scampia.
[nextpage title=”La parentela lontana”]Il mancato riconoscimento dello status di vittima innocente della criminalità, attualmente al vaglio della Corte Costituzionale, è legato a una lontana parentela: Michele Verde, padre di Gelsomina, ha un cugino che è stato indagato – mai condannato e neppure arrestato – in quanto ritenuto all’epoca legato al clan dei Casalesi.
[nextpage title=”Di Lauro provò a pagare”]La vicenda è stata sollevata dagli avvocati della famiglia Verde durante il processo di appello sulla morte della giovane e i giudici hanno ritenuto legittima la questione di costituzionalità. La vicenda, infatti, è da sei mesi al vaglio della Consulta.
La volontà di tenersi assolutamente lontani dalle logiche criminali è dimostrata anche da tentativo, vano, del defunto Cosimo Di Lauro, all’epoca reggente del clan, di versare alla famiglia Verde 300mila euro che, come spiegò lo stesso il figlio del capoclan “Ciruzzo o’ milionario”, non erano soldi “sporchi” ma frutto del risarcimento riconosciuto alla famiglia per la morte del fratello Domenico in un incidente.
[nextpage title=”Il processo sulla morte di Mina”]La DDA di Napoli, dal 2012, ha in più occasioni rilevato l’assenza di ostacoli al riconoscimento dello status di vittima innocente della criminalità organizzata. Il processo di oggi, dinnanzi al gup di Napoli Valentina Giovaniello, a causa di un difetto di notifica, è stato rinviato al prossimo 6 giugno. La famiglia Verde, con il fratello Francesco, sua madre Anna e l’avvocato Nesta, erano presenti in aula. In videoconferenza, invece, i due imputati: si tratta di Luigi De Lucia e Pasquale Rinaldi, alias “o Vichingo”, arrestati il 27 luglio del 2023.