Per l’accusa avrebbe partecipato ad un’intensa attività di spaccio nella zona di Scampia conosciuta come ’33’, via Annamaria Ortese. E invece il gip di Napoli Enrico Campoli lo ha assolto perché il fatto non sussiste. Questa la decisione per Almerico Sacco, fratello del più noto Gennaro ex ‘pezzo da novanta’ del clan Licciardi e dell’Alleanza di Secondigliano. Merito dei suoi legali, gli avvocati Antonietta e Francesco Genovino, che sono riusciti a dimostrare l’estraneità di Sacco dai fatti che gli venivano contestati. Era lo scorso febbraio quando Sacco, in compagnia di un altro soggetto, veniva arrestato dai carabinieri della stazione di Scampia: i militari avevano notato i due interloquire in strada con Sacco che avrebbe interloquito prima con l’altro soggetto per poi allontanarsi. L’altro, tale Michele D’Ausilio, si sarebbe poi recato presso un punto d’appoggio e consegnato un grammo di marijuana ad un giovane che gli si sarebbe fatto incontro. Prima dell’arresto inoltre i militari ritennero che Sacco avesse avvertito D’Ausilio della loro presenza.
La linea della difesa
La difesa ha evidenziato sin da subito che non vi fossero elementi probanti del coinvolgimento di Sacco in tale attività inoltre viene evidenziato come nell’informativa le eventuali direttive che Sacco avrebbe dato a D’Ausilio non vengono specificate. Gli avvocati hanno specificato che la prova deve fondarsi su fatti concreti ovvero l’esistenza di un fatto non può essere desunta da indizi a meno che questi siano gravi, precisi e concordanti. Nel caso in specie non ci sono effettivi riscontri sul fatto che la voce udita dai militari fosse quella di Sacco così come non si può assolutamente ritenere che l’imputato, durante il dialogo con l’altro uomo, stesse dando delle indicazioni inerenti lo spaccio. Motivazioni che hanno spinto il gip ad assolvere Sacco per non aver commesso il fatto non esistendo alcun collegamento tra la condotta dell’imputato e l’evento contestato.
