Mentre Fedez è ancora ricoverato al San Raffaele di Milano dopo essere stato sottoposto a un intervento per la rimozione di un tumore al pancreas, Chiara Ferragni si lascia andare ai ricordi di giorni decisamente più sereni. La Ferragni pubblica una foto che la ritrae insieme al marito a Los Angeles quando parteciparono alla notte degli Oscar (in programma stanotte).
Il post è un bel tuffo nel passato, una foto piena di speranze per trasmettere al marito tutta la sua energia positiva, fondamentale in questi giorni complicati: “Buon Oscar a tutti – scrive – Queste sono state le ultime due volte in cui io e il mio amore abbiamo partecipato: nel 2019 e nel 2020. Non vedo l’ora di nuovi ricordi insieme come questi”. In quegli scatti di qualche anno fa, la coppia è al settimo cielo e mai avrebbero immaginato di dover affrontare una sfida così difficile come questa.
La malattia che ha colpito Fedez
Il tumore neuroendocrino del pancreas che ha colpito Fedez è un tipo di tumore neuroendocrino (NET). Interessa circa 4-5mila persone ogni 100mila, ovvero intorno alle 2700 all’anno. La patologia rappresenta soltanto il 5% di tumori che colpiscono il pancreas, ma per fortuna rispetto agli altri ha un tasso di mortalità decisamente più basso.
Mentre il tumore al pancreas è considerato tra le neoplasie più aggressive, con tassi di sopravvivenza che non superano l’8% a 5 anni dalla diagnosi, quello che ha colpito Fedez ha tassi di sopravvivenza che superano anche il 60% a 5 anni dalla diagnosi. La sopravvivenza dipende soprattutto dal tipo di tumore presente nel singolo malato e dallo stadio della neoplasia al momento della diagnosi, se è in fase iniziale o avanzata.
I tumori neuroendocrini, purtroppo, sono spesso asintomatici per un lungo periodo e per queste risulta complessa una diagnosi precoce. Il 60% dei pazienti, infatti, scopre la malattia in ritardo, ovvero quando la massa tumorale ha già raggiunto dimensioni significative. E, ancora, può compromettere la funzionalità di diversi organi. La prognosi è variabile. I tumori con malignità più elevata e metastasi al fegato e ai linfonodi hanno una prognosi meno favorevole. Il tasso di sopravvivenza a cinque anni è del 30% per gli PNET non funzionanti e raggiunge il 97% per gli PNET funzionanti resecabili. Le complicanze ormonali sono potenzialmente letali.