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domenica, Aprile 28, 2024
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Finti matrimoni della camorra, il business gestito da 3 donne a Napoli

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La camorra riusciva a fare affari anche sui fiori d’arancio, infatti, una fittizia cerimonia svolta nella Municipalità di Ponticelli riusciva a far arricchire le casse del clan. Un sistema analogo è, già, emerso lo scorso ottobre dopo l’indagini della Dda di Napoli, ma nell’inchiesta di ieri venivano denunciati gli interessi del cartello criminale De Luca Bossa-Casella-Minichini-Rinaldi-Reale.  

Dunque tra le attività della mala di Napoli Est c’era anche il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina condotto attraverso falsi matrimoni tra donne italiane e cittadini extracomunitari. Questo dettaglio è contenuto nell’ordinanza firmata dal gip del Tribunale di Napoli Linda Comella.

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TRE DONNE PER I PROMESSI SPOSI

Dunque erano Vincenza Maione, Luisa De Stefano e Gabriella Onesto ad agire per conto dell’organizzazione di Ponticelli, occupandosi di tutte le fasi: dal primo contatto con i cittadini extracomunitari alla formalizzazione dell’atto matrimoniale. Secondo i magistrati si trattava di un business condotto sulla pelle degli immigrati che avevano necessità di regolarizzarsi e parallelamente garantiva entrate costanti al clan. Successivamente venivano estorti altri soldi ad alcuni extracomunitari che continuavano a pagare per conservare i benefici matrimoniali.

Inoltre sotto la triade di donne c’era una rete procacciatori che si occupava di contattare le donne disposte ad accettare le finte nozze. Dopodiché i soldi pagati dal promesso sposo venivano consegnati ad Onesto che li versava nelle cassa dell’organizzazione camorristica.

LE PAROLE DEL COLLABORATORE DI GIUSTIZIA

In quest’indagine gli inquirenti hanno potuto avvalersi delle confessioni di Tommaso Schisa. Infatti il collaboratore di giustizia, figlio di Luisa De Stefano, ha parlato del business in un verbale d’interrogatorio depositato nel dicembre 2019: “La cosa funziona così: l’extracomunitario che vuole la residenza in Italia versa al clan una quota in denaro per poter sposare un italiano, il quale percepisce una piccola parte della somma versata per acconsentire al matrimonio. In seguito, accade anche che il clan impone l’estorsione all’extracomunitario nel senso che il coniuge italiano minaccia di chiedere il divorzio nell’ipotesi in cui lo straniero non versi ulteriori somme con cadenza mensile“.

Il pentito Schisa parlava anche delle complicità tra il clan e le istituzioni: “Dai documenti necessari per i matrimoni citati se ne è sempre occupata Gabriella Onesto. So che Gabriella ha conoscenze nell’amministrazione comunale, in particolare, nella sede della municipalità di Ponticelli ma non so indicare i nomi dei soggetti che l’agevolano in tale attività“.

L’INTERCETTAZIONE MATRIMONIALE

Oltre ad essere informato sugli affari dell’organizzazione criminale, Michele Minichini doveva intervenire in caso di particolari problemi. Infatti nell’aprile del 2016 Maione venne intercettata al telefono con il ras di Ponticelli e, proprio da questa conversazione emerse la condizione di sottomissione dei cittadini stranieri.

Maione: Comunque gli ho detto.. che tutti i matrimoni che Gabriella fà…a te ti ha dato quello peggiore…ti stà facendo buttare il sangue è vero?…Perché se l’anello te la vuole comprare in argento…no la mia non la voglio in argento, la voglio d’oro.

De Stefano: E se no non te lo sposavi fai bene. .ti sposi qualcun.

Minichini: Tanto non ti ha dato qualcosa di soldi?

Maione: Sai che devo fare devo prendere i cinquecento (n.d.r. 500) euro del “nero”…e gliele dò a lei…e gli dico questi sono quelli di (inc)…diglielo al nero…il matrimonio è saltato…

Minichini: Questi neri non si vogliono mettere in testa che devono fare quello che diciamo noi. 

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Alessandro Caracciolo
Alessandro Caracciolo
Redattore del giornale online Internapoli.it. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 2013.
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