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venerdì, Aprile 26, 2024
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Foto e video hot su WhatsApp poi gli abusi a scuola, i dettagli della relazione tra la prof e il 12enne a Benevento

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Abusi sessuali ai danni di un suo studente di appena dodici anni: è quanto viene contestato a un’insegnante della provincia di Benevento nei confronti della quale la Procura di Benevento, coordinata da Aldo Policastro, ha chiesto e ottenuto dal gip gli arresti domiciliari. Il provvedimento cautelare è stato notificato all’indagata dai carabinieri di Arpaia (Benevento).

Alla professoressa, che insegna in una scuola secondaria di primo grado, viene contestato il reato di violenza sessuale aggravata. Le indagini sono scattate alla fine dello scorso mese di marzo dopo la denuncia della preside, seguita da quella dei genitori della giovanissima vittima. (.

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Atti sessuali e scambio di foto via Whatsapp

Secondo quanto filtra sulle indagini condotte dai Carabinieri, la donna avrebbe costretto un suo alunno di 12 anni a compiere e subire atti sessuali, gli abusi sarebbero successi all’interno della scuola ma non solo. Lo studente e la docente si scambiavano messaggi Whatsapp, nei quali la donna chiedeva al minore di inviarle fotografie a contenuto sessualmente esplicito, “avviando conversazioni a tutte le ore di giorno, soprattutto di sera e in tarda notte”.

È il quadro ricostruito dalla procura che ha ottenuto dal Gip anche la disposizione del “divieto assoluto di ogni forma di comunicazione con i minori, compreso il telefono cellulare, internet e i social network” per la professoressa.

Lo “stato di soggezione sull’alunno”

L’insegnante “abusando della propria autorità – ricostruisce la procura – induceva il proprio alunno dodicenne a compiere e subire atti sessuali, abusando delle condizioni di inferiorità fisica del medesimo”. In particolare “approfittando della contiguità fisica in classe“, dello stato di soggezione dell’alunno, e “con un’opera di persuasione sottile e subdola – così nell’ordinanza – instaurando con il minore prima un rapporto di predilezione in classe, e poi, un intenso rapporto telematico mediante plurime comunicazioni via Whatsapp (messaggi, video e audio), inviandogli e chiedendogli di inviare a sua volta fotografie a contenuto esplicitamente sessuale, ed avviando conversazioni di esplicito contenuto sessuale, induceva il minore a compiere e subire atti sessuali sia in classe che virtualmente, con un’intensissima comunicazione telematica”.

L’indagata non in grado di autoregolare i suoi impulsi

Il Giudice per le indagini preliminari ha disposto la misura degli arresti domiciliari perché “l’indagata è apparsa non in grado di autoregolare i propri impulsi sessuali e la sola sospensione del rapporto lavorativo, cautelativamente applicata nella sede disciplinare, non è apparsa sufficiente a prevenire il rischio di contatti personali e telematici con minori”.

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