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mercoledì, Maggio 1, 2024
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Genny Cesarano, il 6 settembre 2015 l’omicidio: oggi borse di studio in suo ricordo

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Genny Cesarano fu ucciso dalla camorra nella notte tra il 5 e 6 settembre 2015.  Antonio Cesarano, il papà di Genny, insieme alla Fondazione Polis e a Libera, ha presentatoil progetto per 6 borse di studio che andranno a ragazzi di tre scuole del territorio per aiutarli a proseguire gli studi. Un progetto che punta ad ampliarsi negli anni, sia geograficamente che per numero di borse.

La presentazione c’è stata in Piazza Sanità, Napoli, nel giorno dell’anniversario dell’uccisione del giovane Genny Cesarano, l’Associazione un popolo in cammino per “Genny vive”, coadiuvata dal Presidio Libera Napoli – Centro Storico e dalla Fondazione Pol.i.s. della Regione Campania, ha presentato il progetto di borse di studio che, in nome di Genny, saranno destinate a giovani studenti del territorio napoletano. All’iniziativa hanno preso parte Antonio Cesarano, padre di Genny, don Antonio Palmese, presidente della Fondazione Pol.i.s., Mario Morcone, assessore regionale alla Sicurezza, Legalità e Immigrazione, Fabio Greco, presidente della Terza Municipalità di Napoli, i referenti locali di Libera e alcuni rappresentanti delle forze dell’ordine e degli istituti scolastici del territorio cittadino.​

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Alle 18 c’è anche una Messa in memoria di Genny Cesarano presso la Basilica di S. Maria della Sanità.

Omicidio Genny Cesarano, il killer fu il giovane ras soprannominato ‘Ammore’

E’ stato confermato in appello l’ergastolo per Gianluca Annunziata, 30 anni soprannominato ‘Ammore’ e indicato come l’ultimo killer di Genny Cesarano, il ragazzino ucciso in piazza Sanità durante una stesa nel settembre del 2015. Per la Corte d’Assise d’Appello di Napoli fu lui l’esecutore materiale della morte del ragazzino come riportato nelle motivazioni della condanna, emessa lo scorso 27 dicembre, con la quale, malgrado abbia escluso la premeditazione, ha confermato la condanna all’ergastolo nei confronti dell’imputato, l’ultimo delle otto persone ritenute responsabili di quella assurda morte.

Annunziata era già in carcere quando il 25 novembre del 2019 la Squadra Mobile di Napoli gli notificò l’ordinanza per l’omicidio Cesarano. Il giovane fu venne assassinato mentre era in compagnia di alcuni amici, scampati alla morte. Alla missione di morte, che doveva colpire Pierino Esposito (ucciso poi nel mese di novembre), all’epoca il boss rivale dei Lo Russo, presero parte otto persone, in sella a quattro scooter, e che vennero esplosi – secondo i rilievi della Polizia – 24 colpi calibro 9X21, 357 e 7,65). «L’Annunziata – scrivono ancora i giudici – ha partecipato in prima linea e consapevolmente alla rappresaglia dimostrativa, condividendo l’indifferenza dei suoi correi nella scorreria armata nella sanita’ e nel colpire uomini sconosciuti, la cui appartenenza al clan antagonista (quello guidato da Piero Esposito, vero obiettivo del raid, ndr) non era stata in alcun modo acquisita». Per la Corte dunque Annunziata «è l’autore materiale dell’omicidio, stante la corrispondenza del calibro del proiettile che colpi’ la vittima (9X21) con il calibro della pistola usata dall’imputato».

 

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