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sabato, Aprile 27, 2024
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Geolier torna nella sua Scampia: “Vorrei fare tanto per i ragazzi del rione, io rappresento loro”

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Emanuele Palumbo, in arte Geolier, a soli ventitré anni si è già guadagnato quarantadue dischi di platino per più di un miliardo di streaming. A raccontare la sua ascesa ai microfoni de ‘Le Iene‘ è lo stesso rapper direttamente dai luoghi in cui è cresciuto.

E’ il nuovo re di Napoli il rapper che a ventitré anni ha già vinto quaranta due dischi di platino, diciannove dischi d’ro per più di un miliardo di streaming, Geolier ha scalato tutte le classifiche; la sua è una vera e propria favola rap” così l’inviato Nicolò De Devitiis introduce il racconto del rapper.

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Il racconto di Geolier 

Quella di Geolier non è una storia che ha a che fare solo con la musica; ma anche con la rivalsa sociale e con la lotta alla stereotipizzazione di alcuni quartieri e città. Come lo stesso inviato sottolinea, quella di Geolier è “la storia di tantissimi ragazzi napoletani che cercano un riscatto per loro e per la loro città“.

Con un incontro affettuoso ed amichevole Geolier si presente ed accoglie i giornalisti nella sua Scampia con la promessa di far conoscere la sua città. Tra le strade del suo quartiere Geolier, o meglio Emanuele, mostra con fierezza casa sua, dov’è cresciuto, e dove andava a giocare a calcio da ragazzino. “Quando ero piccolo io non c’era niente da fare, o facevi il rap o non c’era niente da fare” dice il giovane rapper.

“Sono scappato subito dalle ‘strade sbagliate'”

In quel “niente” da fare nominato da Geolier molti ragazzi prendono spesso la strada sbagliata ma lui racconta: “Io non sono nato per fare quello, io sono scappato subito, avevo paura“. Già da bambino infatti il talento di Geolier e la sua indole lo fecero concentrare sul rap. Da piccolissimo, già alle elementari infatti si intuivano le capacità di questo giovane talento partenopeo. “Io facevo il rap e nessuno lo sapevo, perchè avevo vergogna di mostrarmi, nascondevo chi ero“.

Quando mi chiedono cosa bisogna fare per cambiare questa realtà io rispondo che bisogna cambiare l’asfalto” dice mostrando il murales di dedicato ad un bambino suicida. “Penso di aver fatto ancora poco per il Rione – continua Geolier – vorrei fare qualcosa per i bambini“. Spiega i suoi progetti, difronte al murales di Maradona da lui stesso pagato: “Qua vorrei fare un campetto da calcio per i bimbi“.

L’esordio

Racconta poi del suo primo lavoro, da giovanissimo quando, come lui stesse ammette, si dovrebbe ancora andare a scuola. Racconta di come il lavoro in fabbrica gli toglieva tempo al rap ma, nonostante il grande senso di responsabilità che Geolier mostra di avere per il lavoro, racconta che “quel sogno mi tormentava, sapevo di essere forte“. E lo sapevano anche i suoi amici, racconta infatti che a credere in lui dall’inizio fu proprio Christian, che all’epoca era il suo barbiere e, ad oggi, il suo personal manager. Tutto nasce con il primo singolo pubblicato su Youtube ‘P Secondigliano‘ era il 2018 e Geolier era giovanissimo, da quel momento la sua vita cambierà.

Porta poi l’inviato nelle Vele, ma con parsimonia, senza invadenza, spiega infatti che bisogna avere rispetto di quelle che nella realtà sono abitazioni, e che spesso, tra foto e video, vengono trattati come “leoni in una gabbia da zoo“. “Tu nasci qua dentro no? E che vuoi sognare?” dice mostrando con rispetto dall’esterno l’interno delle iconiche strutture architettoniche.

Il coraggio di sognare di Geolier 

A dare il coraggio di cambiare e a far capire che anche i sogni che nascono lì valgono è stato proprio lui. La dimostrazione arriva dai racconti dei giovani lavoratori del quartiere che con gli occhi lucidi raccontano: “Per me è il più forte“. “Qua non ci sono bambini, sai benissimo cosa devi e non devi fare, anche chi fa i reati insegna al figlio a non farli“. “Io porterei i ragazzi in studio, cercherei di farli innamorare di qualcosa” creare un sogno, ridare ai bambini ‘Il coraggio di sognare’.

Lo stuff di Geolier è molto grande ma, come lui stesso racconta, non necessiterebbe di “tutto questo aiuto” il suo obiettivo è dare lavoro a chi può. “Se non lo condivido, se sto da solo con chi me la godo? “. Il suo personal manager spiega: “Geolier ha aiutato così almeno cinquanta famiglie“. “Il marciapiede mi da ispirazione, se me ne vado ho buttato tutto nel ce**o, io voglio rappresentare loro” dice.

Accompagna poi le telecamere nel suo studio, il luogo dove spiega passa tutta la giornata: “anche solo con la testa, anche quando non sto qua“. L’incontro con la madre di Emanuele (Geolier) rende ancora più immediato quanto importante per lui siano le sue radici e rendere possibili i sogni per il suo quartiere.

Io ho un rito, sulle scale del palco mi immagino da piccolo, quel telecomando è diventato un microfono” la storia di Emanuele è infatti la storia di chi ce l’ha fatta. La storia di Geolier racconta come i sogni sono tutti uguali, non importa dove nascono.

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