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“Gli sparò alla nuca”. L’ultimo pentito dei Polverino svela il retroscena sull’omicidio Giaccio

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In una sera d’estate un commando del clan Polverino rapì un innocente e lo uccise brutalmente. Era il 30 luglio 2000 quando Giulio Giaccio venne ammazzato per un tragico errore di persona, infatti, la vittima venne accusato dalla cosca maranese di aver avuto relazione sentimentale con la familiare di un affiliato. Agli inquirenti mancavano alcuni tasselli di questo tragico scambio di persona, ma le parole dei collaboratori di giustizia Giuseppe Simioli, alias ‘o Petruocelo, e Giuseppe Ruggiero, detto Ceppa ‘e fung‘, hanno fornito importanti dettagli.

Lo scorso ottobre 2023 i magistrati hanno raccolto le dichiarazioni dell’ultimo pentito Ruggiero il quale ha parlato dell’omicidio Giaccio:Della dinamica e delle persone coinvolte ne fui messo al corrente dopo due giorni da Raffaele D’Alterio, Roberto Perrone, Salvatore Simioli detto sciacallo e Luigi De Cristofaro detto mellone. Costoro mi dissero che il gruppo di fuoco era composto da loro stessi che erano presenti nell’auto a bordo della quale fu fatta salire la vittima e bordo della quale fu uccisa. Nella vicenda ha avuto un ruolo anche S. L, nello specifico nella fase dello scioglimento del cadavere. Da quello che mi fu raccontato dal gruppo di fuoco, a sparare materialmente fu Raffaele D’Alterio il quale abbassò la testa del ragazzo egli sparò alla nuca“.

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I NUOVI ARRESTI PER L’OMICIDIO GIACCIO

Il 27 marzo del 2024 il giudice per le indagini preliminari, su richiesta dei magistrati della Dda di Napoli (pm Giuseppe Visone) ha applicato la misura della custodia cautelare in carcere nei confronti di De Cristofaro, alias Mellone, Simioli e D’Alterio, alias ‘a Signurina, gli ultimi due sono già detenuti per altri reati.

L’omicidio Giaccio, spiegato nel corso della conferenza stampa in Procura di Napoli, risale a quasi 24 anni fa. Il giovane venne ucciso e sciolto nell’acido nel luglio del 2000. “Era la persona sbagliata”, hanno spiegato il generale Enrico Scandone, comandante provinciale dei carabinieri di Napoli e il comandante del Nucleo Investigativo Andrea Leo.

I FINTI POLIZIOTTI

Gli arresti riguardano i presunti killer: spacciandosi per poliziotti prelevarono la vittima con la scusa di un controllo per portarlo in una zona isolata dove venne ucciso con un colpo alla testa e poi sciolto nell’acido. “I resti – ha sottolineato il procuratore Nicola Gratteri – vennero buttati nella fessura di un terreno che si trova vicino alla casa di uno degli indagati”.

Il comandante Leo ha messo in evidenza “la cattiveria e la sfrontatezza” manifestata dagli arrestati nei confronti di una persona “che non c’entrava niente con quella che cercavano”.

Grazie ai riscontri delle dichiarazioni dei pentiti, è stato ricostruito che il commando del clan Polverino cercava un certo Salvatore, colpevole di avere intrattenuto una relazione con la figlia di un elemento di spicco dell’organizzazione malavitosa di Marano. Il 26enne innocente più volte cercò di spiegare che lui non era quel Salvatore, ma non venne creduto.

 

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Alessandro Caracciolo
Alessandro Caracciolo
Redattore del giornale online Internapoli.it. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 2013.
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