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venerdì, Aprile 26, 2024
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Guerra a Pianura, il pentito Youssef è uno tsunami: “Loffredo doveva morire”

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È un vero e proprio tsunami Youssef Aboumuslim, il nipote del boss di Bagnoli Massimiliano Esposito e da qualche mese collaboratore di giustizia. Grazie alle sue dichiarazioni gli inquirenti sono riusciti a ricostruire la fitta rete di tradimenti, agguati e stese avvenuti a Pianura nei mesi scorsi, rivelazioni poi decisive per l’emissione delle due ordinanze di custodia cautelare che hanno smantellato i due gruppi esistenti nel quartiere, i Carrillo-Perfetto e i Calone-Esposito-Marsicano di via Comunale Napoli.

Proprio in riferimento a quest’ultimo gruppo Youssef ha raccontato della rivalità esistente tra Antonio Calone e Umberto Loffredo, il ras soprannominato ‘Padre Pio’ finito in manette nel corso di un summit di camorra avvenuto con esponenti della mala di Pianura, di Soccavo e di Miano. Lo stesso Calone, a detta di Youssef, avrebbe chiesto una mano ai bagnolesi per sbarazzarsi del nemico arrivando anche ad organizzare una ‘batteria di fuoco’ contro il nemico.

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Lo stesso Youssef ha spiegato ai magistrati: ”Io sapevo che per la vicenda personale tra Antonio Calone e Loffredo Umberto quest’ultimo era venuto a casa di mia sorella e mi aveva riferito che aveva fatto delle azioni dimostrative contro Antonio Calone. Quindi io riferii questa circostanza a Calone e lui chiese un appuntamento a Massimiliano Esposito per avere qualcuno di noi che lo aiutasse a vigilare sulla sua persona per evitare agguati e capire se era effettivamente Loffredo Umberto. Così ci recammo nel posto sopra indicato io e Musella Lucio e con noi del gruppo Calone c’erano Emanuele alias o’Messicano che ha una piazza di spaccio a via Cannavino ed è sposato con la figlia di Esposito Carlo, inoltre c’erano Antony un ragazzo di colore e Carlo Esposito, nonché un ragazzo che insieme a me commise il ferimento di Scodellaro ma di cui non ricordo il nome al momento ma che saprei riconoscere da una foto. Ci riunimmo atte ore 23.00 di sera e Calone ci diede le armi di cui ricordo una mitraglietta piccola, un Kalasnikov ed una 357, una calibro nove e se non sbaglio una calibro 7. Con noi era presente un ragazzo di nome Fabio, figlio di un certo Nando e nipote di Antonio Calone. Aspettammo che arrivasse qualcuno che potevamo vedere dalle telecamere ed in effetti sopraggiunse uno scooter (Honda SH) con a bordo due persone. Pensavamo che potesse essere qualcuno che voleva fare l’agguato a Calone ma così non fu”.

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