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venerdì, Luglio 4, 2025
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I giovani campani sempre più ‘mammoni’, il 75% abita ancora con la propria famiglia

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Un recente studio ha rivelato che la maggioranza dei giovani in Campania, pari al 75%, risiede ancora nella propria famiglia. Secondo il rapporto annuale, la percentuale di occupati nel Mezzogiorno è del 48,2%, inferiore al 70,4% della media dell’Unione Europea.

In famiglia se manca il lavoro

Il rapporto annuale dell’Istat mette in luce che nel 2022 in Campania il 75% dei giovani tra i 18 e i 34 anni vive ancora con la propria famiglia, un record a livello nazionale condiviso con la Puglia (il dato per l’Italia è del 67,4%). Inoltre, l’Istat conferma la situazione precaria del mercato del lavoro nelle regioni del Sud, con un divario enorme rispetto alla media dell’Unione Europea: nel 2023, le regioni del Mezzogiorno registrano un tasso di occupazione del 48,2%, mentre la media europea è del 70,4%. A livello nazionale, nel periodo tra il 2019 e il 2023, c’è stata una crescita dell’occupazione del 2,3%, inferiore rispetto ad altri paesi europei come la Francia (6,6) o la Spagna (3,8). Per quanto riguarda la qualità del lavoro, nel 2023 la crescita dell’occupazione ha coinvolto principalmente i lavoratori a tempo pieno e con contratti a tempo indeterminato, ma soprattutto nelle regioni del Nord e del Centro. Al contrario, al Sud la percentuale di contratti a tempo indeterminato è diminuita leggermente, con una maggiore presenza di lavoratori con contratti a tempo determinato e lavoratori autonomi, con una diminuzione meno marcata rispetto alle altre aree del Paese. L’Istat sottolinea che il rischio di cadere in povertà e di non poter creare una famiglia aumenta se si svolge un lavoro part-time, si ha un contratto a termine o si è autonomi. Questo impatto si riflette anche nella personale soddisfazione lavorativa, con una percentuale del 61,7% al Nord e del 53,3% nel Mezzogiorno. Inoltre, in Italia il 31,0% dei giovani tra 18 e 24 anni non partecipa ad attività di formazione, un dato triplo rispetto alla Germania, che si attesta al 10,5%. In particolare, la percentuale di giovani che non studiano né lavorano è più alta nel Mezzogiorno, con il 29,2% contro il 18,1% a livello nazionale. Guardando alla fascia di età 15-64 anni, si nota che nel Sud la probabilità di essere disoccupati è oltre quattro volte superiore rispetto al Nord, soprattutto per le donne.

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Matrimoni e maternità

Nel 2022, l’età media per il primo matrimonio è aumentata a 36,5 anni per gli uomini e 33,6 anni per le donne, mentre l’età media per la prima gravidanza è salita a 31,6 anni per le donne. Nel 2023 c’è stata un’altra diminuzione storica delle nascite. Cala la volontà di mettere su famiglia nonostante il numero dei decessi sia diminuito dell’8% rispetto all’anno precedente. La presenza di immigrati nel Paese non ha avuto più l’impatto positivo sul tasso di natalità che aveva in passato. Il numero medio di figli per donna è sceso a 1,20 nel 2023, avvicinandosi al minimo storico del 1995. Questo calo è strettamente legato all’instabilità nel mercato del lavoro, soprattutto nelle regioni del Sud, dove i salari hanno perso potere d’acquisto a causa dell’inflazione. Vivere in famiglia sembrerebbe essere la scelta più conveniente se non la più logica.

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