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mercoledì, Maggio 1, 2024
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Il marketing di Vincenzo Di Lauro anche sui social, il boss-manager di Secondigliano inventò il marchio ‘Corleone’

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Meno droga e armi ma più affari puliti. Vincenzo Di Lauro aveva capito che il potere del suo clan poteva essere mostrato anche attraverso il successo imprenditoriale e non solo con la presenza militare sul territorio. Una decisione indotta anche dell’azzeramento nel corso degli anni del clan Di Lauro in seguito ai diversi blitz e alle inchieste della magistratura, che hanno smantellato la fonte principale di guadagno della cosca, ovvero il narcotraffico.

Ciò ha indotto ‘F2’ a diversificare gli investimenti in diversi campi come il contrabbando di sigarette, le bevande energetiche fino ai vestiti. Un business, quello del vestiario, iniziato tra gli anni ’70 e gli ’80 da suo padre Paolo Di Lauro, Ciruzzo ‘o milionario, noto magliaro di Secondigliano agli albori della sua carriera criminale. Business che lui ha ripreso, così come quello delle sigarette, ma adattandolo alla modernità dei giorni d’oggi, avvalendosi anche delle consulenze di persone esperte in materia.

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Questo cambiamento di Enzo Di Lauro è ricostruito nell’ultima ordinanza contro il clan di Secondigliano, che ha portato alla scoperta all’esistenza di diversi marchi, in settori diversificati del mercato, in cui ‘F2’ aveva deciso di investire attraverso l’ausilio di prestanomi.

IL NEGOZIO E IL BRAND

Le prima tracce per gli inquirenti della Direzione Distrettuale Antimafia sarebbero emerse già nel febbraio del 2016 quando Enzuccio partecipò all’inaugurazione del negozio di abbigliamento Different 360 al Corso Vittorio Emanuele III.

Un settore, quello dei brand della moda, che Enzo Di Lauro ha trasformato poi in impresa. Infatti da come emerge dalle indagini dopo la sua scarcerazione il giovane boss avrebbe ideato il brand d’abbigliamento Corleone since 2017 insieme al cantante Tony Colombo. Il camorrista sarebbe stato socio e finanziatore occulto, mentre il cantante era il responsabile legale visto che è stato lui a depositare il brand nel luglio del 2017

Questo dettaglio sarebbe confermato in uno scambio di messaggi, risalenti al settembre del 2017, in cui il neomelodico palermitano avrebbe chiesto 3500 euro ad Enzuccio per poter ritirare la merce in una stamperia situata a Palma Campania:Mi serve un assegno a 60 giorni“, risposta: “Ok“.

DAL SITO AI SOCIAL 

Un’altra pista per i magistrati dell’Antimafia è stata trovata su un sito internet, sul quale è stato pubblicizzato il negozio Different 360 e al contempo i prodotti Corleone sarebbero venduti nel negozio di Corso Vittorio Emanuele.

IL FOTOGRAMMA SU FACEBOOK

Questo rapporto bidirezionale sarebbe stato provato da un fotogramma pubblicato su Facebook in cui sarebbero state riportate le informazioni utili per far acquistare prodotti ai clienti. Spicca, inoltre, il numero del responsabile vendite e, secondo gli inquirenti, si tratterebbe di una persona con diversi precedenti già condannato a 13 mesi di reclusione per calunnia.

L’uomo ha sempre gravitato nell’orbita criminale della cosca dei Milionari, a conferma di ciò il venditore pubblicò sul profilo Facebook, nell’agosto del 2017, una sua foto al fianco di boss Enzo Di Lauro e di un noto speaker radiofonico.

Niente è stato lasciato al caso nell’avventura imprenditoriale del brand, difatti, i capi e gli accessori di Corleone sono stati pubblicizzati da Colombo anche su quotidiani nazionali e anche da diversi vip, da Raffaella Fico a Lele Mora. Naturalmente questi erano completamente ignari del coinvolgimento della malavita nell’affare.

Insomma Vincenzo Di Lauro, oltre a finanziare il marchio Corleone, fungeva anche da attrattore e da sponsor, tant’è che è stato visto e fotografato nelle diverse attività commerciali che vendevano i vestiti griffati con il nome del paesino siciliano, tristemente noto per aver dato i natali ad uno dei boss mafiosi più spietati della storia d’Italia, Totò Riina. Foto che campeggiano anche sui social, sintomo che ‘F2’ non aveva paura di farsi fotografare né di farsi vedere in giro.

LE PAROLE DEL PENTITO

La svolta imprenditoriale del figlio di Paolo sarebbe stata confermata anche dal pentito Salvatore Tamburrino in un verbale dell’ottobre 2019: “Dopo la sua scarcerazione Enzo aveva una mentalità da commerciante, pensando soprattutto a fare soldi con attività come il negozio di abbigliamento, che aveva intestato alla mamma, di cui aveva aperto una sede anche a Milano, la Different 360 e subito dopo il supermercato“.

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Alessandro Caracciolo
Alessandro Caracciolo
Redattore del giornale online Internapoli.it. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 2013.
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