Francesco Schiavone ha deciso di collaborare con la giustizia all’età di 70 anni. La notizia è stata riportata in anteprima dal Cronache di Caserta. Da qualche anno il boss Sandokan è malato di tumore, infatti, recentemente è stato trasferito nel carcere di L’Aquila.
L’avvio del percorso di collaborazione da parte di Francesco Schiavone, soprannominato Sandokan, viene confermato dalla Direzione nazionale Antimafia.
Si tratta del secondo capoclan dei Casalesi a pentirsi dopo Antonio Iovine detto ‘o ninno, che iniziò a parlare con i giudici nel 2014. La decisione di Schiavone sarebbe maturata nelle ultime settimane, durante le quali la Dna e la Dda di Napoli hanno svolto un lavoro con la massima discrezione. Il superboss è stato arrestato nel luglio del 1998 e da allora è recluso al regime del 41 bis.
IL PENTIMENTO DEI FIGLI DI SANDOKAN SCHIAVONE
Nel novembre del 2021 Walter Schiavone, figlio secondogenito del boss Francesco Sandokan, decise di collaborare con la giustizia. Inoltre nel 2018 il fratello Nicola iniziò a conferire con i magistrati sui rapporti con i politici, gli imprenditori e dei rapporti con gli altri clan.
Schiavone insieme a Francesco Bidognetti fondò il clan dei Casalesi e leader della camorra casertana. Fu arrestato l’11 luglio del 1998 nel suo bunker a Casal di Principe. Solo due mesi fa il boss ha richiesto il rito abbreviato nel processo che lo vede imputato per tre omicidi, quello di: Luigi Diana, Nicola Diana e Luigi Cantiello. Si tratta del primo rito abbreviato nella storia giudiziaria di “Sandokan”, con noti lunghissimi trascorsi nelle aule giudiziarie a urlare la sua innocenza
