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martedì, Aprile 30, 2024
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La storia di giudiziaria di Berlusconi, il politico recordman di processi

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La storia di Silvio Berlusconi è stata scandita da processi che hanno, di fatto, avuto forti ripercussioni sulla sua carriera e su tutta la vita politica italiana. Spesso fermò le attività dei suoi governi a causa delle udienze o delle sentenze dei tribunali giudicanti. L’imprenditore milanese è stato condannato solo una volta in Cassazione, mentre per tutti gli altri procedimenti sono intervenute prescrizioni, interpretazioni favorevoli o leggi ad personam.

LA CONDANNA PER FRODE FISCALE

Il primo agosto 2013 Silvio Berlusconi venne condannato in via definitiva a 4 anni di reclusione per frode fiscale nel processo sui diritti Mediaset. Lo decisero i giudici della sezione feriale della Cassazione dopo sette ore di camera di consiglio: fu la prima volta che l’imprenditore milanese subì una condanna definitiva e irrevocabile.

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Dei 4 anni, 3 furono coperti da indulto e l’ex premier scontò la pena agli arresti domiciliari o chiedere l’affidamento ai servizi sociali. Comunque non andò in carcere perché ultrasettantenne. Il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati si limitò a spiegare che “la pena principale è definitiva ed è eseguibile, si seguiranno i tempi consueti”. La definitività della sentenza fece cadere automaticamente ogni privilegio parlamentare.

PRESCRIZIONI

LODO MONDADORIBerlusconi era accusato insieme a Cesare Previti, Attilio Pacifico, Giovanni Acampora e Vittorio Metta di concorso in corruzione in atti giudiziari, per aver pagato i giudici di Roma in modo da ottenere una decisione a suo favore nel giudizio di impugnazione per nullità del lodo arbitrale sulla Mondadori, che aveva attribuito la proprietà della casa editrice a Carlo De Benedetti.

Nel giugno 2001 la Corte d’Appello riqualificò il reato di Berlusconi in corruzione semplice e lo dichiarò prescritto perché commesso nel 1991. Per la corruzione giudiziaria Previti, Pacifico e Acampora furono invece condannati in via definitiva a un anno e sei mesi. Il giudice Metta, relatore del giudizio sul lodo, venne condannato a due anni e nove mesi. La sentenza di appello, confermata dalla Cassazione, disse esplicitamente che Berlusconi aveva “la piena consapevolezza che la sentenza era stata oggetto di mercimonio“.

ALL IBERIAN – Secondo l’accusa, tra il gennaio 1991 e il novembre 1992 Berlusconi versò al Psi Bettino Craxi, coimputato, una maxi-tangente da 23 miliardi di lire, ricavati da fondi occulti della Fininvest. In primo grado, concluso il 13 luglio del 1998, il proscioglimento per prescrizione venne dichiarato solo rispetto a dieci dei 23 miliardi contestati.

Per il resto l’ex Cavaliere venne condannato a due anni e quattro mesi di reclusione e al pagamento di una multa di dieci miliardi. Il 22 novembre 2000, però, la Corte di Cassazione – confermando la sentenza d’appello emessa il 26 ottobre 1999 – ha dichiarò la prescrizione del reato. Dunque la Suprema Corte non ritenne di assolvere l’imputato nel merito.

PROCESSO MILLSBerlusconi fu accusato di corruzione in atti giudiziari per aver pagato con 600mila dollari la falsa testimonianza di David Mills nei processi sulle tangenti alla Guardia di Finanza e All Iberian. Deposizioni che hanno “tenuto Mr. B. fuori da un mare di guai in cui l’avrei gettato se avessi detto tutto quel che sapevo”, scrisse l’avvocato inglese al suo commercialista. L’ex Presidente del Consiglio fu processato subito e condannato a quattro anni e mezzo sia in primo grado che in appello.

Nel 2009 la Cassazione ritoccò all’indietro la data della consumazione del reato, facendo scattare l’estinzione. La posizione di Berlusconi invece fu stralciata per effetto del lodo Alfano, che sospendeva i processi alle alte cariche dello Stato. Quando la Consulta lo dichiarò incostituzionale, il procedimento nei confronti dell’ex premier riprese e si concluse direttamente con una sentenza di prescrizione, il 25 febbraio del 2012. Determinante per salvare entrambi fu la legge ex Cirielli, approvata nel 2005 dalla maggioranza berlusconiana, che tagliò da 15 a 10 anni il termine di prescrizione del reato di corruzione in atti giudiziari (commesso nel 1999).

CASO UNIPOL – Il processo, per divulgazione di segreto d’ufficio, riguardò la diffusione della celebre intercettazione “Abbiamo una banca?”, la domanda che Piero Fassino, allora segretario dei Ds, rivolse all’amministratore delegato di Unipol Giovanni Consorte, riferendosi alla scalata di Bnl. Quella registrazione non era depositata, ma il suo contenuto finì lo stesso in prima pagina sul Giornale. Si scoprì poi che a farlo uscire furono Paolo e Silvio Berlusconi, che se l’erano visto offrire direttamente dall’azienda che aveva realizzato le intercettazioni. In primo grado l’ex premier fu condannato a un anno di carcere, suo fratello a due anni e tre mesi ed entrambi a risarcire Fassino con ottantamila euro. In Appello il reato fu dichiarato prescritto.

ASSOLUZIONI

All Iberian 2, falso in bilancio aggravato – La riforma del diritto societario approvata nel 2002, con cui il governo Berlusconi depenalizzò molte ipotesi di falso in bilancio che  salvò l’ex premier anche dalla seconda tranche del processo All Iberian, sui fondi neri creati nel bilancio Fininvest per ricavare la maxi-tangente per Craxi.  Dunque il reato non era più perseguibile con la nuova legge, cosicché il falso in bilancio per le società non quotate diventava procedibile solo a querela di parte. Ottenne però addirittura l’assoluzione con la formula più ampia “il fatto non costituisce più reato” perché, grazie alla nuova legge, la falsa dichiarazione doveva aver causato un danno effettivo e non più solo potenziale.

Processo Sme – La depenalizzazione del falso in bilancio portò all’assoluzione di Berlusconi anche nell’ultimo dei processi nati dalla vicenda Sme. Il procedimento penale aveva a oggetto presunti fondi neri creati nei bilanci Fininvest per pagare mazzette ad alcuni giudici romani (per le presunte corruzioni, l’ex premier venne assolto nel merito in via definitiva). I giudici di Milano si rivolsero anche alla Corte di Giustizia europea per chiedere di dichiarare illegittima la legge ad personam, ma dal Lussemburgo risposero di non poter intervenire sulle legislazioni dei singoli Paesi. Così il 30 gennaio 2008 il Tribunale di Milano dovette dichiarare, anche qui, l’assoluzione “perché il fatto non costituisce più reato”.

Il primo processo Ruby, concussione – Il 21 dicembre 2010 Silvio Berlusconi fu  indagato dalla Procura di Milano per concussione per induzione. Secondo l’accusa abusò della sua qualità di Presidente del Consiglio per fare pressione sui funzionari della Questura di Milano per ottenere il rilascio di una giovane marocchina, Karima El Mahroug detta Ruby, al fine di coprire il reato di sfruttamento della prostituzione minorile. Nel dicembre del 2012, però – sotto il governo Monti – la legge Severino abolì la fattispecie di concussione per induzione, rendendo la condotta di Berlusconi non imputabile.

In primo grado l’ex premier venne condannato comunque a sette anni, riqualificando il reato in concussione per costrizione (e non più per induzione). In appello (e in Cassazione) l’ex premier ottenne però l’assoluzione da entrambe le accuse: i giudici sostennero che le telefonate in Questura si potevano considerare un abuso, ma non (più) un reato. Per quanto riguarda la prostituzione minorile, invece, si sostenne che non conoscesse l’età della giovane. Dopo il deposito delle motivazioni, il presidente del collegio d’Appello Enrico Tranfa si dimise dalla magistratura in segno di dissenso.

Il caso Ruby, corruzione – Poche settimane prima della morte, il Tribunale di Milano ha assolto Berlusconi dall’accusa di corruzione in atti giudiziari nel processo Ruby ter. La corruzione non poteva sussistere perché le ragazze, pagate dall’imprenditore per raccontare il falso nei processi Ruby e Ruby bis, non dovevano essere considerate testimoni, quindi pubblici ufficiali, bensì indagate di reato connesso.

“Se il soggetto che si assume corrotto non può qualificarsi come pubblico ufficiale e dunque manca un elemento costitutivo del delitto corruttivo”, è stata la conclusione del Tribunale, “giuridicamente quest’ultimo non può sussistere nemmeno nei confronti dell’ipotizzato corruttore, nel caso di specie Berlusconi“. Un punto di vista che contrasta con quello di 14 altri magistrati, che nei processi precedenti avevano ritenuto le testimonianze valide.

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Alessandro Caracciolo
Alessandro Caracciolo
Redattore del giornale online Internapoli.it. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 2013.
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