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giovedì, Maggio 2, 2024
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“Lello Amato non voleva abbandonare il clan Di Lauro”, il retroscena sulla Faida di Scampia

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La rottura tra la famiglia Di Lauro e gli Scissionisti è stato un evento traumatico nel mondo della camorra dell’area nord di Napoli. Il capoclan Paolo, alias Ciruzzo ‘o milionario, lasciò il potere ai figli indispettendo i suoi fedelissimi, però, a fronte di quella decisione la faida interna non sembrò la prima ipotesi da percorrere per i clan.

Il collaboratore di giustizia Paolo Capasso ha ricostruito quei momenti di tensioni vissuti tra la cosca dei Milionari e gli Spagnoli. Killer giovanissimo dei Di Lauro entrò a far parte dell’organizzazione grazie alla sua amicizia con Marco, che lo introdusse nel 2003, quando aveva appena 15 anni, nella gestione delle piazze di spaccio. Proprio in quel periodo ebbe modo di constatare che il capo del clan era Cosimo.

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“AMATO NON VOLEVA ABBANDONARE IL CLAN DI LAURO

Dunque Capasso ha svelato alcuni retroscena in un verbale del 2010: “Lello Amato non voleva abbandonare il clan Di Lauro ma era stato costretto dai comportamenti di Cosimo che lo aveva messo da parte. Comunque Amato aveva deciso di allontanarsi e di andare in Spagna in attesa di un’eventuale scarcerazione di Paolo Di Lauro, dalla Spagna aveva anche proposto Cosimo di mandargli la droga, ma lui aveva rifiutato. Quello che aveva definitivamente convinto Amato e tutti quelli che lo avevano seguito in Spagna che non vi erano più motivi per chiarirsi con Cosimo, quando Gennaro Marino andò in Spagna e gli riferii che Cosimo gli aveva dato l’incarico di localizzare Amato  per ucciderlo“.

DA MAGGIORDOMO DI COSIMO A SCISSIONISTA DEI DI LAURO

Negli anni tanti collaboratori di giustizia hanno parlato dello scoppio della Prima Faida di Scampia. E’ difficile ricostruire l’esatta genesi di un violento scontro armato che avrebbe messo in pericolo gli affari dei clan ben consci della reazione dello Stato dopo gli omicidi e i raid armati.

Durante la trasmissione Un giorno in pretura sono stati mandati in onda alcuni brani dell’interrogatorio di Maurizio Prestieri. Collegato in videoconferenza il pentito pose l’accento sul vero motivo che sarebbe stato alla base dello scoppio della guerra di camorra combattuta tra i Di Lauro e gli Scissionisti. Il capoclan Paolo quando divenne latitante decise per la legge del figlio più grande, ovvero doveva comandare sempre il maggiore dei figli.

Dunque lo scettro passò a Cosimino, però, ritenuto privo della gavetta criminale necessaria e del carisma del padre, inoltre trattava gli storici alleati del padrino secondiglianese come sottoposti. “Raffaele Amato faceva anche da maggiordomo a Cosimo, se gli diceva di sparare lo faceva. Se gli diceva di comprare un pezzo di pane lo comprava ma Cosimo era troppo arrogante quindi Amato decise di andarsene e di fare una scissione pacifica che poi diventò sanguinaria dopo che fece alleanza con Abbinante-Abete e Pariante“, raccontò Prestieri.

L’ATTEGGIAMENTO DI PAOLO DI LAURO VERSO IL FIGLIO COSIMO E RAFFAELE AMATO

Il collaboratore di giustizia, ex colonello del clan di Miezz’ all’Arco, ha raccontato il legame tra il padrino secondiglianese e il capo degli Spagnoli prima dello scoppio della faida: “Paolo Di Lauro era cordiale con Raffaele Amato mentre non si comportava alla stessa maniera il figlio Cosimo, che prese il suo posto senza aver fatto la gavetta nel mondo della camorra. Perciò scoppiò la faida, non per motivi economici nella gestione dei traffici di droga: Amato, che voleva molto bene alla famiglia Di Lauro, lasciò l’Italia perché non voleva fare la guerra con loro nonostante non sopportasse quel comportamento e andò in Spagna a trafficare droga. Era ricco e sarebbe potuto restare sempre là, senza più tornare a Napoli. Ma quando il clan Di Lauro attaccò i suoi amici, ruppe gli indugi e tornò“.

 

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Alessandro Caracciolo
Alessandro Caracciolo
Redattore del giornale online Internapoli.it. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 2013.
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