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giovedì, Maggio 2, 2024
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Lo Stadio Maradona tra i beni in vendita del Comune, ADL studia l’offerta per acquistarlo

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C’è anche lo Stadio Diego Armando Maradona di Fuorigrotta tra i beni che il Comune di Napoli ha deciso di mettere in vendita per fare cassa. Una notizia importantissima che arriva nel bel mezzo dei festeggiamenti per il terzo scudetto e del rinato feeling tra la città e il presidente Aurelio De Laurentiis.

Lo Stadio Maradona tra i beni in vendita del Comune, l’idea di ADL

E ora che succede? Il patron azzurro ha sempre sostenuto che lo stadio di Napoli andava ristrutturato e che avrebbe dovuto essere una struttura moderna capace di attrarre non solo tifosi, ma anche le famiglie, i turisti. Uno stadio insomma in cui la partita di calcio forse dovrebbe essere solo l’attrazione finale ma in cui trascorrere una intera giornata.

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Lo aveva anche detto di recente De Laurentiis nel corso della lunga intervista concessa a Repubblica. E anche il sindaco Gaetano Manfredi parla di “un’ampia e profonda ristrutturazione”. L’ipotesi più probabile è che la partecipata che intende varare il Comune di Napoli per la gestione del patrimonio immobiliare della città possa iniziare a dialogare con il patron azzurro.

Le ipotesi in campo sono tante non da ultima quella di una gestione a lungo termine in capo al Napoli calcio che si accollerebbe le spese di ristrutturazione. Un processo che potrebbe vedere la luce tra almeno cinque anni. Di certo qualora si trovasse l’accordo lo Stadio Maradona non avrebbe più la pista di atletica e sarebbe di certo una sorta di hub turistico sportivo.

Le partecipate

Del resto la mission della nuova partecipata è ben chiarita: «La società per il patrimonio – si legge nel Dupsi occuperà dell’attuazione di piani di dismissione degli immobili». Tutti gli immobili, dalla cessione delle case Erp agli inquilini con mutui agevolati a tutto il resto del patrimonio. Incluso quindi il Maradona, del quale De Laurentiis si è di nuovo innamorato. Potrebbe fare un’offerta per l’acquisto o, chissà, il Comune potrebbe offrirgli l’affidamento dell’impianto per molti anni.

La super holding per mettere tutte le partecipate dentro un solo contenitore operativo prende sempre più forma, ma c’è da sciogliere un nodo: valorizzare la Napoli Holding che già esiste conferendole le azioni di tutte le altre partecipate, oppure costituirne una nuova di zecca. In un contesto in cui Asìa diventerà l’hub del verde e nasce la nuova società del patrimonio, si è di fronte dunque al ridimensionamento della NapoliServizi perché questi due asset, verde e patrimonio, oggi sono in capo a quella società. Certo è che le partecipate sono l’oggetto di una disputa politica all’interno della maggioranza.

Se il Pd ha dato il via libera al nuovo assetto con il capogruppo Gennaro Acampora «ma la nuova organizzazione deve produrre migliori servizi per la città», Napoli Solidale, la sinistra “sinistra”, con Sergio D’Angelo ha presentato emendamenti con i quali sulle partecipate si «riserva di fare verifiche». E di scaramucce la sinistra ne ha avute con il gruppo che fa capo al sindaco per un emendamento, primo firmatario Walter Savarese, dove si chiedeva «che i Consigli di Municipalità ratifichino le indicazioni contenute nel Peg approvato dalla Giunta». Corretto in corso d’opera da Pier Paolo Baretta – il Piano economico di gestione questo è il Peg – non può essere modificato da un organo politico.

L’emendamento alla fine è stato votato da tutta la maggioranza. La spia, tuttavia, di qualcosa da registrare nei rapporti interni. Manfredi guarda avanti e ammonisce: «La strada è una sola, quella del risanamento finanziario».

A riportarlo, Il Mattino.

 

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