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sabato, Aprile 27, 2024
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Clan Mauro dei Miracoli, scarcerato Salvatore Panaro: è il genero del boss

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Una vera e propria sorpresa. Quella proveniente dalla Corte d’Appello di Napoli (VI sezione) che ha scarcerato, disponendo i domiciliari in Calabria, per Salvatore Panaro. L’uomo, è genero del boss Ciro Mauro, indicato come capo dell’omonimo gruppo di stanza nella zona dei Miracoli. Il ras, difeso dall’avvocato Domenico Dello Iacono, ha ottenuto i domiciliari nonostante in primo grado avesse ottenuto una condanna a 12 anni di reclusione. Panaro, come il genero e i membri della famiglia di quest’ultimo, finì in manette nel maxi blitz che nel novembre del 2019 scompaginò il sodalizio che, approfittando di un vuoto di potere creatosi alla Sanità, aveva cercato di imporre il proprio predominio tra i vicoli del centro. Un gruppo capeggiato dal ras di Vico Pacella ai Miracoli che imponeva il pizzo ai commercianti personalmente come testimoniato da una serie di intercettazioni in cui un imprenditore, portato al cospetto dello stesso Mauro, si sentì pronunciare queste parole:««Dicesti dopo Natale e Natale è passato. Già ti sto facendo uno sconto e adesso devi portare i 1.500 euro».

L’articolo precedente. Da Miano al sogno di conquista della Sanità, la storia del clan Mauro

Un gruppo capace di cambiare alleanze e accordi. E’ questa la ‘fotografia’ del clan Mauro fatta nell’ultima ordinanza di custodia cautelare che ha letteralmente fatto a pezzi il gruppo, attivo nella zona dei Miracoli. Gruppo che nasce come propaggine dei ‘mianesi’ che, dopo la fine del clan Misso, avevano cercato di creare una propria colonia nel quartiere. Gli Esposito-Genidoni, diretta emanazione dei clan dell’area nord, in origine viaggiavano insieme ai Mauro. Quest’ultimi però, come spiegato in un’informativa dei carabinieri del 2017 «non esiterà di sfruttare la chance di porsi al centro delle trame camorristiche riuscendo ad ordire alleanze con il gruppo Sequino-Savarese e preservare i rapporti con le famiglie Vastarella-Staterini che gli consentirà di acquisire, in maniera significativa, non solo una percentuale dei proventi degli affari illeciti del rione ma anche una totale autorità sul territorio dei Miracoli». Sono diversi dunque i periodi presi a riferimento. Un primo, di contrapposizione armata, che dura dal settembre 2013 al gennaio 2014 che vede i Sequino-Savarese, coadiuvati dalle famiglie di Forcella e cioè i Sibillo-Brunetti-Amirante, contrapporsi ai gruppi diretta emanazione di Miano e cioè gli Esposito-Genidoni, i cosiddetti ‘Barbudos’ insieme ai Mauro.

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Un secondo periodo, tra il gennaio 2014 e il maggio di quell’anno, vedrà un mutamento radicale degli assetti quando il gruppo di Ciro Mauro deciderà di accodarsi ai Sequino-Savarese per dare il via al progetto che prevedeva la totale estromissione dal rione della famiglia Esposito-Genidoni vista come un gruppo invasore, vista la sua origine nell’area nord di Napoli. Partecipe a questa fase anche il clan Vastarella anche se erano iniziati già allora ad emergere malumori nello stesso gruppo con Staterini, cognato di Vastarella, che era favorevole alla linea dura dei Mauro finalizzata ad accordi sempre più stretti con i Sequino-Savarese per cacciare i ‘Barbudos’ dal quartiere mentre Antonio Vastarella, figlio di Patrizio, sembrava più propenso ad attendere la scarcerazione del padre prima di siglare accordi più stretti.

Ad avallare questa ricostruzione anche il racconto del collaboratore di giustizia Salvatore Marfè, vera ‘voce di dentro’ nel gruppo dei Miracoli:« Nell’estate del 2013 si ruppero i rapporti tra i Sequino e Pierino nel senso che i Sequino e i Savarese fecero l’alleanza con i Sibillo mentre Pierino venne da noi ai Miracoli, ci spiegò la situazione e ci disse che aveva litigato con Silvio Pellecchia dei Sequino e con Emanuele Sibillo. Ciro Mauro quindi si schierò con Pierino Esposito contro i Sequino e i Savarese».

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