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sabato, Aprile 27, 2024
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Microtelefoni nelle parti intime, nei guai 4 detenuti di Napoli: c’è anche il nipote del boss dei Contini

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Da Frosinone a Viterbo con sei microtelefonini nascosti intimamente. Domenica sono arrivati i primi 50 detenuti provenienti dal carcere di Frosinone. Si tratta dei 150 che per motivi di sicurezza e di riequilibrio del penitenziario del Lazio Sud sono stati ridistribuiti tra le case circondariali di Viterbo e Civitavecchia.

Uno spostamento voluto dall’amministrazione penitenziaria centrale dopo “l’incidente” del 19 settembre, quando quattro colpi di pistola rimbombano tra le celle dell’alta sicurezza dell’istituto penitenziario di Frosinone. Grazie a un drone un detenuto è riuscito a recuperare un’arma e in pochi minuti ha fatto fuoco contro tre persone. La conseguenza diretta di questo folle gesto, per la gestione dei detenuti, è stato il trasferimento di 150 detenuti alta sicurezza e media sicurezza tra gli istituti penitenziari di Viterbo e Civitavecchia. Tuttavia, non pochi sono stati i problemi che hanno dovuto affrontare gli agenti della penitenziaria nel controllare i nuovi giunti. Sei di loro aveva infatti sei microtelefoni nascosti nelle parti intime. La penitenziaria è riuscita a trovarli perché dispone di strumenti adeguati, strumenti che non sarebbero presenti nel carcere di Frosinone.

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I soggetti coinvolti, tutti indagati, sono noti alle forze dell’ordine. Si tratta di: Claudio Giannone (difeso dall’avvocato Luca Mottola), Pietro Cerbone (difeso dall’avvocato Mauro Dezio) vicino al clan Contini e nipote del boss Nicola Rullo, Massimo D’Agostino (difeso dall’avvocato Luigi Poziello) e Gabriele Cipolloni (difeso dall’avvocato Piero Pomanti).

Gli apparecchi erano dotati di schede sim, caricatori e batterie di riserva. «Non possiamo immaginare – afferma il segretario della Uspp Lazio, Daniele Nicastrini – che si continui ad operare senza strumenti adeguati per i controlli dovuti alla prevenzione contro illeciti che possono compromettere l’ordine è la sicurezza». Ma questo non è l’unico problema sulla bilancia. «Aggressioni, spaccio di sostanze e altro sono purtroppo all’ordine del giorno in carcere. Purtroppo le carenze sono sempre le stesse». C’è quasi rassegnazione nelle parole di Nicastrini, che da tempo tenta di raccontare le difficoltà delle carcere italiani e in particolare di quella di Viterbo.

«Il problema al momento – dice ancora – non è tanto il sovraffollamento. Attualmente ci sono poco più di 560 detenuti, circa 20 in più e 260 agenti, 70 in meno di quanto stabilito. Abbiamo avuto momenti peggiori. Il problema vero è il “sovraincasinamento“. Si mischiano detenuti che devono scontare appena 2 anni con quelli che hanno la fine pena nel 2045. Non riusciamo a stare dietro allo spaccio di subuxone tra detenuti. Ci sono quelli che per guadagnare due spicci fingono di prendere la terapia per spacciarla ad altri. E poi ovviamente scoppiano risse e aggressioni. Questo modo di gestire le carceri da parte dell’amministrazione non funziona». Secondo la Uspp il sistema carceri in generale non va. «E l’amministrazione sembra non fare nulla. E il problema che così la casa circondariale non è né riabilitativa né trattamentale. Fa solo un pessimo lavoro». Nei prossimi giorni arriverà la seconda parte dei detenuti provenienti dal carcere di Frosinone. E si ricomincerà con le ispezioni.

Sequestrati telefonini nel carcere di Poggioreale, nascosti in frigo e nel letto

Condotto un nuovo sequestro di telefoni cellulari nel carcere di Poggioreale a Napoli. “Nel padiglione Avellino, dove sono ristretti detenuti del circuito custodiale dell’Alta sicurezza, ne sono stati rinvenuti 5 cellulari dai Baschi azzurri, occultati in un frigorifero e in una branda”, spiega Emilio Fattorello, segretario nazionale per la Campania del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.

Inoltre aggiunge: “I cellulari, provvisti dei relativi carica batterie e delle sim card, erano quattro smartphone e uno del tipo micro”. Il segretario generale del Sappe Donato Capece sostiene che vanno adottate soluzioni drastiche, come la schermatura delle Sezioni detentive“.

 

 

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Antonio Mangione
Antonio Mangionehttp://www.internapoli.it
Giornalista pubblicita iscritto dalll'ottobre 2010 all'albo dei Pubblicisti, ho iniziato questo lavoro nel 2008 scrivendo con testate locali come AbbiAbbè e InterNapoli.it. Poi sono stato corrispondente e redattore per 4 anni per il quotidiano Cronache di Napoli dove mi sono occupato di cronaca, attualità e politica fino al 2014. Poi ho collaborato con testate sportive come PerSempreNapoli.it e diverse testate televisive. Dal 2014 sono caporedattore della testata giornalistica InterNapoli.it e collaboro con il quotidiamo Il Roma
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