Ancora poco chiare le dinamiche che riguardano la morte di Andrea Purgatori: il giornalista, deceduto lo scorso luglio, aveva 70 anni.
Alla ricerca della verità sulla morte di Andrea Purgatori
In tutto 4 sono i medici indagati nell’inchiesta sulla morte di Andrea Purgatori. I nomi di due di questi si sono recentemente aggiunti alla lista dei sospettati. Si tratta di Maria Chiara Colaiacomo, collaboratrice nell’équipe che supporta il radiologo Gianfranco Gualdi; affiancato a quest’ultimo, il suo assistente, Claudio Di Biasi. L’accusa secondo la quale le indagini procedono contro queste personalità è quella di omicidio colposo. Tra i possibili artefici della morte, inoltre, è anche inserito il cardiologo personale del defunto giornalista: Guido Laudani. A muovere attraverso la denuncia, le ricerche per riconoscere una motivazione nell’accaduto, la famiglia di Andrea Purgatori. I parenti suppongono che la cura conseguita non fosse del tutto o totalmente indicata. Si presuppone che, di conseguenza, oltre alle cure anche la diagnosi tendesse all’errore, dato che dopo poche settimane dall’inizio delle pratiche curative per Purgatori non c’è stato nulla da fare.
Le dinamiche del decesso
Le motivazioni della morte si incontrano nella valutazione comune che Andrea Purgatori sia morto per un’infezione cardiaca. A contribuire alla degenerazione della sua condizione, fino alla morte, diagnosi inizialmente improprie e ritardi consistenti nell’applicazione di una terapia appropriata. Momento esemplare per la messa in evidenza delle incongruenze mediche: La sospetta reazione ad una radioterapia somministrata sulla base di un’ipotizzata falsa diagnosi di ischemie cerebrali, scambiate per metastasi tumorali. Contrastanti a queste speculazioni i dati effettivi, provenienti dagli esami istologici, raccolti dopo il decesso che testimoniano l’assenza di metastasi al cervello.
